JAMES CRUMLEY - 1978
Grandissimo James, morto tre anni fa a 69 anni, bicchiere e sigaretta in mano |
“Io ero ancora ricoperto di merda di porco e avevo voglia di ammazzare qualcuno, non importava chi. Se non vi siete mai sentiti bruciare da questo fuoco, non potete aver idea di cosa si tratti: è come un interminabile orgasmo, un momento di perfezione assoluta”.
C.W. Sughrue, The right madness
Nel 1978 esce The last good kiss. È una bomba che deflagra in mezzo alla palude dell’ hardboiled americano. Joe Landsdale, narrativamente parlando, era ancora in fasce, e sua maestà James Ellroy non era ancora James Ellroy e, senza Crumley, non lo sarebbe nemmeno diventato.
In quell’anno entra in scena l’investigatore privato C.W. Sughrue e le sue gesta sembrano anticipare quelle di molti protagonisti di cult movie a venire.
Reduce dal Vietnam, anarconichilista, C.W. si caratterizza innanzi tutto per la lingua velenosissima che non riesce a tenere ferma e nelle situazioni più problematiche non risparmia battute cariche di cinica ironia che fanno impallidire quelle di Philip Marlowe. E Chandler è infatti l’autore che Crumley va a recuperare, attuando una vera e propria ridefinizione del canone crime story a diversi lustri da Farewell, my lovely e da The long goodbey. Nel frattempo ci sono state la beat e la junk generation, gli hippies e il Vietnam che come arenaria sottile si sedimentano nel West percorso in lungo e largo da Sughrue.
Tre sono i punti fermi de L’ultimo vero bacio e degli altri capitoli della saga che incorona il detective eroe irresistibile e sconsolato : la strada, l’alcol, il sesso. A bordo del suo pickup C.W. percorre migliaia di chilometri tra Montana, Idaho, Nevada, Colorado, California ed ogni bar è buono per una sosta. I personaggi di Crumley bevono, bevono continuamente. E poi ci sono le figure femminili e questo romanzo ne mette in scena almeno sette, prima tra tutte Betty Sue, una Lolita che ha il potere di stregare ogni uomo che incroci, solo per un attimo, il suo sguardo. Attorno al suo fascino innato e istintivo gira tutto il carosello di soldi, proiettili, amore che tiene insieme la storia. Ma ci sono anche i due caratteri maschili, il detective e lo scrittore e, se non bastasse, c’è pure un cane alcolizzato a formare il terzetto da bar sempre pronto a scolarsi litri di birra, vodka, whisky… Tutti quanti questi personaggi di primo e secondo livello, come pure i numerosi ruoli più marginali, sono tratteggiati da uno scrittore in stato di grazia. Crumley non sbaglia un carattere ne’ una situazione, passando da set di film porno a comunità di recupero, da compound termali a baite solitarie dove si può pescare in tranquillità.
Il romanzo è una continua sorpresa. Parte in quarta con la citazione della bellissima poesia dell’amico Richard Hugo, poeta che oltre a dare l’occasione per il titolo, presta i tratti fisici al personaggio dello scrittore Trahearne. Subito dopo i versi ecco il citatissimo incipit, considerato uno tra i più riusciti della letteratura americana. E via con il primo dei numerosi bar, la sgangherata bettola (ramshackle joint) proprio fuori Sonoma, California, dove Abraham Trahearne was drinking beer with an alcoholic bulldog, intento a scolare il cuore da un bel pomeriggio di primavera.
La storia, lette alcune decine di pagine sembra già giunta al termine, ma dopo qualche centinaio di chilometri si ricomincia. Arriva un altro finale, ed anche stavolta si tratta di un inganno e si arriva al vero finale ed è un cazzotto in bocca del lettore, come, a pensarci bene, è giusto che sia.
L’ultimo vero bacio è un gran bel romanzo, duro e commovente, troppo in anticipo sui tempi e per questo ignorato dal grande pubblico. Se ne innamorò Robert Altman che decise di farne un film. Lavorarono alla sceneggiatura Walter Hill e lo stesso Crumley ma il progetto si arenò, forse al bancone di un bar, tra un whisky e una birra.