cinema

sabato 30 marzo 2013

ENZO JANNACCI

MILANO 1935 - 2013




La luna l'è ona lampadina...tacata in sul plafun 
E i stell paren limon traa in dell'acqua,
e mi sont chi, 'nsul marciapee 
che cammini avanti e indreé, Lina.
E me fann mal i pee, Lina!

Veronica, il primo amor di tutta via canonica
con te non c'era il rischio del platonico
Veronica, con te
Veronica, da giovane per noi eri l'America
davi il tuo amore per una cifra modica 
al Carcano, in pè

Quando capirai che non potrò più camminare, neanche in mezzo alla strada?
quando capirai che non potrò neanche aggrapparmi a quel balcone, che c'è in mezzo alla strada?
quando arriverà la sera e penserai che la mattina dopo non potrebbe arrivar mai


Stessa strada, stessa osteria,
stessa donna, una sola, la mia.
Macché delitto di gelosia,
io c'ho l'alibi a quell'ora sono sempre all'osteria.
Era quasi verso sera, se ero dietro stavo andando
che si è aperta la portiera è caduto giù l'Armando.


Rino, sfodera scuse plausibili
 

Questo e' un amore di contrabbando
meglio star qui seduto a guardare il vino che butto giù.
Mexico e nuvole la faccia triste dell'America
il vento insiste con l'armonica,
che voglia di piangere ho.

Ciao Enzo e grazie

martedì 26 marzo 2013

BILLY BRAGG

ROCK E POESIA



È appena uscita l’ultima raccolta di Paul Muldoon, poeta nordirlandese nato nel 1951. Il libro, The Word on the Street, è un tentativo di scrivere poesie rock. Non tanto nei contenuti e nell’ispirazione, legati a filoni letterari colti e tradizionali, quanto nella forma. I testi infatti hanno la struttura, il lessico e le assonanze tipiche delle rock songs.

Il poeta che insegue il modello del cantore popolare è meno comune rispetto a fenomeno inverso del cantore che si sforza  e crede di fare poesia con le sue canzoni. C’è anche una terza tipologia ed è quella del poeta che è ontologicamente rock senza cercare o sapere  di esserlo. Oltre a Muldoon possono essere ascritti alla prima categoria l’Auden dei Lighter Poems o, abbassandoci di livello, l’Arbasino di Rap. Poeti rock possono essere definiti Rimbaud e Sylvia Plath. Folta la categoria del cantore-poeta. Tutti i cantautori/songwriter dovrebbero esserlo per definizione. In realtà, salvo poche eccezioni, nel mondo della musica popolare, intesa come prodotto di largo consumo, i poeti sono pochi e quei pochi riescono ad esserlo solo in occasioni circostanziate della loro produzione.

Tra questi a me piace comprendere Billy Bragg. Musicista sincero, classe 1957, ha all’attivo una lunga carriera discografica e un appassionato impegno politico leftist. Personalmente  l’ho seguito fin dagli esordi ed ho apprezzato lavori come Life's a Riot with Spy Vs Spy, Talking with the Taxman about Poetry o la rilettura delle canzoni di Woody Guthrie. Sono tornato ad ascoltarlo con Mr Love & Justice e con il recentissimo Tooth & Nail, che devo ancora assimilare. Il suo disco migliore è il terzo album del 1986 Talking with.. che già dal titolo dimostra l’interesse di Billy per la poesia, e che ad essa è strettamente connesso. Esso infatti riprende l’omonimo poema di Vladimir Majakovskij del 1926.

Ma a parte il titolo, vorrei citare alcuni versi che fanno di Billy Bragg un rocker dalla forte vena poetica, se non un poeta tout court.


I'm celebrating my love for you
With a pint of beer and a new tattoo
And if you haven't noticed yet
I'm more impressionable when my cement is wet


amore proletario, birra, tatuaggio e materico riferimento alla calcina bagnata.

 

Here we are in our summer years
Living on icecream and chocolate kisses

Imagine di istantanea freschezza.

 

I know people whose idea of fun
Is throwing stones in the river in the afternoon sun
Oh let me be as free as them
Versi degni di Dylan Thomas.

 

I almost killed you
Nearly killed you
Almost killed you with my love
I'll put a gun up to my head
If you treat me this way

Insistita e violenta antitesi molto efficace con quella pistola alla testa.

domenica 17 marzo 2013

MOVIMENTO 5 STELLE

BEPPE GRILLO
INIZIO DELLA TERZA REPUBBLICA

H. Bosch / J. Cale, The Ship of Fools



A proposito di un commento ad un post sul sito di Beppe Grillo che ho appena inviato.


Movimento 5 Stelle ricorda il “penitanziagite”(1) o il “gottes macht ist myn cracht”(2), modelli da studiare per evitare di commettere errori analoghi. ma questa dovrebbe essere la forma o meglio la non forma da mantenere. Anche solo il pensiero di appoggiare un esecutivo Bersani suonerebbe eretico(3). Le sirene del potere sono sempre allettanti, e quando cantano, lesti ad usare tappi di cera (4).

Prodi, D'Alema o altre amenità per il Colle che vengano lasciate ai professionisti della politica. Da osservatore non votante del movimento, trovo che l'unica strada che M5S possa seguire è quella dell'anti-sistema, possibilmente non eterodiretta, come avviene ora, ma spontanea e anarcoindividualista (5) come forse avverrà.

Movimento non strutturato che persegue lo scopo di far cambiare, con il proprio esempio di comportamento impeccabile, i comportamenti degli altri. Questo è l'unico modo per entrare non solo nella storia, ma nel mito e nella leggenda. Oppure si comincia a sentirsi indispensabili e a pensarsi salvatori della patria e prima qualche voto ad personam poi il risucchio nel mainstream partitocratico.

Da osservatore non votante guardo l'evolversi della situazione che si avvicina alla biforcazione del sentiero(6). Quale sarà la direzione del movimento, verso l'opportunismo o verso la mitopoiesi?

note

1. « Or di' a fra Dolcin dunque che s'armi,   
tu che forse vedrai lo sole in breve,
s'egli non vuol qui tosto seguitarmi,

sì di vivanda, che stretta di neve
non rechi la vittoria al Noarese,
ch'altrimenti acquistar non sarìa lieve. »

Inferno, XXVIII, 55-60

Da Dante fino alla Rosa di Umbertino d’Alessandria

2. Altro esempio di comune che si pone fuori dal sistema.

Per scampare da zanne che mi straziano - sparire
Farmi aria di tenebra ma a poco
A poco a poco come questa a cui mi abbia persuaso
Argenteo freddo e infinito il crepuscolo
Di primavera in Münster contemplando
Il mistero dei tre capi anabattisti
Lassù le gabbie vuote sul campanile:
Vi ci aveva rinchiusi da già morti o ancora
Vivi
La cruda pietà vescovile, poveri cristi
E di quale stagione e a quale i corpi
Dati in pasto offesa di elementi-
Ai resti loro in compagnia lasciando
Sfatti di me sepolti e pochi denti.

Giovanni Giudici, Primavera in Münster

3. Proprio in quanto eresie furono combattute le citate esperienze degli Apostolici e degli Anabattisti

4. And here she comes again and I'm sitting on my hands
And she sings to me that siren song.

Billy Bragg, The warmest room

5. Ogni riferimento al Collettivo di Ayn Rand e Murray Rothbard non è puramente casuale

6. Jorge Luis, naturalmente



 











martedì 5 marzo 2013

RHYE

WOMAN
RHYE - 2013


Da lasciare di stucco. Un duo, il canadese Mike Milosh e il danese Robin Hannibal. Un paio di video bellissimi e un album appena uscito, strepitoso…

Sono estasiato
 

domenica 3 marzo 2013

ANDY E LANA WACHOWSKI / T.S. ELIOT

CLOUD ATLAS
THE WACHOWSKI BROS, TOM TYKWER - 2012




Time present and time past
Are both perhaps present in time future
And time future contained in time past.
If all time is eternally present
All time is unredeemable.
What might have been is an abstraction
Remaining a perpetual possibility
Only in a world of speculation.
What might have been and what has been
Point to one end, which is always present.


I fratelli Wachowski amano il cinema concettuale. Intellettualizzano graphic novels e videogames. Per Cloud Atlas riescono a farlo con il romanzo omonimo di David Mitchell del 2004, abbondando  all’inverosimile in connessioni narrative tra gli episodi che farciscono un film che si espande fino a quasi tre ore di durata.

Nel corso della visione, a tratti faticosa, Nietzsche,  Jung, Buddha e Freud a parte, ho pensato soprattutto a T.S. Eliot e ai suoi Four Quartets.

Il film è una lunga riflessione su quanto gli individui siano destinati a ripetere e ad intrecciare le proprie linee esistenziali nel corso dei secoli. Idea affascinante, che da Platone alla mistica Zen passando attraverso l’escatologia cristiana, segna una catena che lega inesorabilmente passato, presente, futuro; il qui e l’altrove.

I sei episodi raccontati in Cloud Atlas si svilupano, infatti, dal 1800 al 2400 e il luogo delle azioni spazia dalla Terra all’universo. Gli episodi, tutti narrativamente compiuti, sono racchiusi da una cornice in cui appare il vecchio saggio ferito ad un occhio per quella che è una crasi sincretica di passato e futuro che ribadisce il tema di fondo del film.

Ma per affermare il concetto che tutto ritorna e che tutto è connesso, lo sforzo registico e il conseguente prodotto finale risultano eccessivi. Va però detto che siamo di fronte alla forza immaginifica del cinema e, come sempre, la visione di un film dei Wachowski, qui assieme al regista tedesco Tom Tykwer, è sempre stimolante e spettacolare.


And piece together the past and the future,
Between midnight and dawn, when the past is all deception,
The future futureless, before the morning watch
When time stops and time is never ending