BULLHEAD - 2011
Paesaggio delle Fiandre orientali (Limburg) - Rundskop |
John Constable, Paesaggio con nuvole grige, 1821 |
È già da qualche anno che dal Belgio – terra di cioccolatini e
di pedofili, detto da Colin Farrell nel film In Bruges – arrivano belle
sorprese. Sorprese un po’ malate, come questa opera prima molto meditata. Il
regista ha voglia di raccontare una storia forte e ci si butta dentro con
impegno. Anche troppo. Affiorano qua e là ingenuità da inesperienza ma,
nonostante i troppi personaggi di contorno e qualche sbavatura, il film regge.
In alcuni momenti ci lascia anche ammirati.
Ottimo l’inizio. Fotografia umida e fangosa, widescreen sul
paesaggio con punto di orizzonte bassissimo, alla Constable. Location
principale una fattoria dove si allevano mucche, nel Limburgo belga. Le
immagini sanno di stalla, di sterco e di mangime. L’identità plurilinguistica è
resa molto bene, con l’avvicendarsi dei vari dialetti, fiamminghi e valloni, i
quali devono essere parlati in modo così stretto da rendere necessari i
sottotitoli anche per la lingua madre, il fiammingo. Originale la vicenda che
si snoda in varie località belghe, seguendo un fatto di cronaca realmente
accaduto anni fa, con al centro lo spaccio illegale di ormoni agli allevatori
per ipersviluppare il bestiame. In questo sordido scenario si aggira il
protagonista, Jacky, personaggio anomico interpretato con osmotica
partecipazione da Matthias Schoenaerts che ha aumentato la sua massa muscolare
di quasi trenta kili per ‘entrare nella parte’.
Fin qui tutto perfetto ma ad un certo punto le vere intenzioni
del regista vengono allo scoperto e da crime movie Bullhead diventa un film
d’introspezione psicologica e il gioco perde un po’ di smalto.
Il traffico di ormoni scivola in secondo piano mentre il centro
dell’attenzione è tutto per Jacky e la sua paranoia che ha origine in un
violento episodio dell’infanzia, squadernato in flashback. Ulteriori
complicazioni con poliziotti scomposti, informatori malinconici, assassini
approssimativi, meccanici sprovveduti, vecchi amori infantili ed altro ancora.
Candidato all’Oscar tra i film stranieri (altro che il misero
Crialese!), probabilmente non vincerà ma Rundskop è da vedere e il regista, Michael R. Roskam, è atteso all’opera
seconda.
John Constable, Veduta di salisbury, 1820 |
Rundskop |