Rapportarsi con i
pregiudizi. Capita che certi autori vengano bocciati a prescindere o,
all’opposto, devono essere amati per forza. Personalmente non sono immune da
pregiudizi. Per fare un esempio: non ho mai visto La vita è bella. Ho sempre
pensato che fosse un bruttissimo film e ne sono tuttora convinto. Al contrario,
ho sempre considerato Don DeLillo un grande scrittore senza aver mai letto una
sua riga. DeLillo è bravo. Forse il migliore scrittore americano e dovrò
leggerlo. Così, dopo vari rimandi mi sono deciso. Ho scelto un libro breve,
Body art.
L’inizio, prime due-tre
pagine, mi ha confermato il ‘pregiudizio’. DeLillo è veramente bravo e tutto
felice e gratificato dalla concordanza tra prelettura e lettura sono andato
avanti ma subito le premesse sono naufragate con l’entrata in scena della
‘trovata geniale’ che avrebbe dovuto reggere il libro. Body art è stato
scaraventato giù dalla finestra. Avrò sbagliato libro, mi sono detto,
arrabbiato e frustrato.
Meglio andare a colpo
sicuro: Underworld, a detta di tutti il suo capolavoro. Mi sono buttato nella
lettura con impegno, cercando, con sforzo, di farmelo piacere a tutti i costi.
Niente da fare. A parte due paginette scarse dedicate ad una discarica, il
talento del talentuoso DeLillo affoga in una infinita sbrodolatura ‘post’. E, a
ripensarci, anche il concetto di discarica come metafora non è proprio
originalissimo.
Ormai disilluso e libero da
pregiudizi mi sono messo a leggere anche Cosmopolis. Altro flop. Il
claustrofobico romanzetto dovrebbe rappresentare la pietra tombale dell’età del
capitalismo descrivendo l’apocalisse interiore e internata in una limousine di
un campione degli affari. In realtà DeLillo non fa che ribaltare il più
riuscito Atlas shrugged della Rand. Se nel romanzo dell’esule russa i valori
dell’individualismo e della libera iniziativa privata venivano messi a rischio
da uno Stato sempre più invasivo ed opprimente, in Cosmopolis si inscena
l’esatto contrario. Ma gli esiti sono poco felici e annoiano molto più le poche
pagine di Delillo delle mille della visionaria Ayn Rand.
Se negli altri due romanzi
si potevano salvare alcuni brevi passi, in Cosmopolis si salvano alcune
sentenze tipo “It’s more interesting to doubt than to act. It takes more courage to
doubt” oppure “Talent is more erotic when it is wasted”.
Il talentuoso DeLillo spreca
il suo talento o sono io un pessimo lettore, fatto sta che non sono riuscito a
dirimere la questione del pregiudizio. E mi viene un dubbio: La vita è bella
potrebbe essere un bel film? No, il dubbio è subito fugato.