Mi è stato chiesto di tenere alcune lezioni su un tema spinoso
ma per me troppo affascinante e quindi ho accettato volentieri. Insegnare la
Shoah. Si è formato un gruppo di lavoro coordinato da Alfredo in cui sono stati
enucleati degli aspetti da assegnare ad ognuno dei componenti il gruppo stesso.
Berto tratterà l’aspetto storico, Giampaolo quello religioso, Alessandra proporrà
testi letterari e via dicendo. Io farò due interventi. Uno su cinema e Shoah, abbastanza
tradizionale quindi; nel secondo, per me più stimolante, cercherò di presentare la figura di Paul Celan, autore
fondamentale poco frequentato in ambito scolastico.
Come si preparano interventi
di questo tipo? Intanto si pensa ai destinatari degli incontri. Si tratta di un
gruppo ristretto composto da ragazzi di
quinta superiore e alcuni insegnanti. Non più di quindici persone. Lo scopo è
di fornire tracce per ulteriori approfondimenti più che trattazioni
sistematiche. Suscitare curiosità, guardare i fatti da angolature eccentriche,
evitare la consueta retorica che certi argomenti si portano inevitabilmente
dietro, proporre cose non troppo consuete.
Obiettivi non da poco, per raggiungere i quali cercherò di fare
come gli arcieri del caro Niccolò, “ e
quali parendo el loco dove disegnano ferire troppo lontano e conoscendo fino a
quanto va la virtù del loro arco, pongono la mira assai più alta che
il loco destinato, non per aggiungere con la loro freccia a tanta altezza, ma
per potere con l’aiuto di sì alta mira pervenire al disegno loro.” E questo giusto
per mentovare Machiavelli ché io sempre felice sono ogni qualvolta capiti di
rammentarlo.
Sto preparando le lezioni e lo faccio
pensando innanzi tutto a cosa non farò. E questo, s’intende, per la lezione su
cinema e Shoah, perché per quella su Celan è già tutto chiaro. Cosa si fa in
circostanze come queste nelle scuole italiane? Si fa vedere un film o due o, se
proprio si vuol fare il cineforum, anche tre. I titoli sono quasi sempre gli
stessi. La vita è bella, Il pianista, Schindler’s list. Chi vuol fare l’alternativo
suggerisce Train de vie o qualcuno si ricorda di Arrivederci ragazzi. Tutti molto
interessanti. Ogni film è interessante…ma, Benigni e Polanski visti e rivisti;
Spielberg è troppo lungo e la terna più gettonata è già eliminata. Train de vie
è bellissimo ma va somministrato a piccole dosi: la raffinata e amara ironia di Mihaileanu
e di Ovadia nella versione italiana è troppo
difficile per i nostri studenti. Malle è commovente ma è fuori target. Monotono
per un diciottenne, per il quale non scatta l’identificazione con i più piccoli
protagonisti del film.
Ecco, se questi non si faranno vedere
si potrebbe anche pensare di non proporre la visione di film interi ma di
spezzoni. I ragazzi sono grandi consumatori di video ma anche di film ‘lunghi’.
Se si presentano più trailer modello rete si può suscitare interesse senza
annoiare e magari poi il film intero se lo vanno a cercare a casa… Sì, ok ma
quali film se non i soliti? Tre minuti da Train de vie, senz’altro la scena della
sfida musicale, e poi il confronto tra vittima e carnefice visto dalla parte
del carnefice in un recente film israeliano. La nuova possibilità per un ex
gerarca di rivestire i panni di gioventù in un’insolita trasposizione da
Stephen King. L’ultima lettera dal ghetto di una madre a suo figlio tratta dall’immenso
Vita e destino messa in scena da una straordinaria attrice francese … Bene, la
lezione è fatta.
Immagini: International Monument - Dachau, dello scultore Glid Nandor, 1968