TO SEE MORE LIGHT - 2013
Terzo
capitolo della trilogia New History
Warfare, To See More Light è una composizione portentosa. L’approccio di
Colin alla creazione/esecuzione delle sue realizzazioni artistiche è quello di
un atleta che si prepara ad un’impresa e di un mistico in attesa dell’illuminazione.
La sua musica è infatti molto corporea e per eseguirla è necessaria una
preparazione fisica costante ma è anche eterea e spirituale. One man band, Stetson
produce da solo e senza sovraincisioni quello che ascoltiamo, con il suo sax
basso ma anche con i suoni espressi dal corpo (mani che percuotono l’ottone,
vibrazioni diffuse dallo sforzo di emissione del fiato, gemiti e mugolii)
catturati da diversi microfoni applicati a varie parti dello strumento e su se
stesso.
Il sax
basso di Colin Stetson ha un’anima che assume le forme sonore più diverse. È percussione
metallica, è fiato, ovviamente, ma in certi passaggi diventa quasi strumento ad
arco e in altri è canto straziato o suadente. In questo To See More Light c’è anche il supporto, in quattro brani, di
Justin Vernon, anch’egli pronto a sperimentare diverse modalità canore oltre al
suo tipico falsetto come la calda coloritura da gospel e perfino un ringhio rauco
e rabbioso.
L’opera è
una lunga suite divisa in 11 stazioni che sono i momenti di un percorso
spirituale ascensionale che porterà l’anima/soffio ad affrontare varie prove
per riuscire a conquistare la verità, l’amore, la luce. To See More Light è fondamentalmente uno spiritual impregnato di
fede, con molti riferimenti alle scritture ed è anche, come molti spirituals, una lotta tra luce e tenebra che si risolve a
vantaggio della prima dopo aver superato momenti di forti contrasti.
And
The Truth apre il
percorso. La Verità cantata come un inno carico di tensione da JustinVernon fa
da introduzione all’opera vera e propria che con il successivo Hunted rimanda quasi alla cacciata dall’Eden.
Qui il sax riesce, come in altri momenti dell’opera, a svolgere una triplice
funzione: produrre un ritmo ossessivo di fondo, costruire strazianti scale anti
melodiche e colorire con suoni corollari per dare maggiore profondità alla
costruzione.
Le antimelodie fanno presagire una perdizione e un fallimento ma giunge
la quiete agitata di High Above A Grey
Green Sea. L’anima si è innalzata, il fallimento è momentaneamente
scongiurato e il sax si fa voce, stanca ma felice di poter contemplare il mare
dall’alto.
Dopo un
breve momento di passaggio, l’inquietudine torna con Brute. La voce è un latrato furioso, il sax è puro ritmo con
squarci metallici da chitarra distorta. La tenebra sta per spegnere la luce. Ed
ecco di nuovo la pace, questa volta più consapevole.
L’anima
/soffio messa alla prova si sta fortificando e assume coscienza di sé e può
esprimersi nella bellissima Among The Sef.
Si giunge alla scritturale Who The Waves
Are Roaring For, che richiama il passo del Vangelo di Luca 21:25 “There will
be signs in the sun, moon, and stars; and on the earth anxiety of nations, in
perplexity for the roaring of the sea and the waves” il Vangelo continua
con queste parole: “Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora gli uomini vedranno
il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando
cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la
vostra liberazione è vicina”.
La liberazione
deve però passare attraverso una cerimonia salvifica, ben espressa dal momento
clou dell’opera, la lunga To See More
Light. La luce si può vedere dopo una salmodia tripartita che dura 15
minuti e che nella terza parte inscena una litania in crescendo scandita da un
effetto di bordone che dà origine a un’atmosfera di ritualità arcana e
coinvolgente.
Ora siamo
certi che riusciremo a vedere la luce e siamo pronti per il gospel standard
cantato da Justin, What Are They Doing In
Heaven Today? , che conduce al finale. Una pausa con il fiato che è
contemporaneamente percussione, contrabbasso e voce e la chiusura con una serie
di spirali che sanciscono la conclusione del percorso.