LECTIO MAGISTRALIS 11 OTTOBRE 2011
L’amico
Gianpaolo mi ha suggerito di leggere un
articolo sull’Osservatore Romano di Monsignor Gianfranco Ravasi.
Il cardinale,
in occasione del conferimento di una laurea honoris causa da parte dell’Università
di Bucarest, intrattiene l’uditorio con una lectio magistralis che omaggia due
grandi intellettuali rumeni del Novecento. La scelta del cardinale è sorprendente.
Le chiare e
competenti riflessioni non hanno per oggetto figure quali Mircea Eliade o Petre
Tutea, come ci si sarebbe potuti aspettare ma Emil Cioran e Eugène Ionesco e
basterebbe questa scelta a dar immediata prova dell’acume intellettuale del
cardinale.
L’intervento
è piacevole e stimolante, tanto che sarà opportuno leggere i citati testi di
Ionesco (Note e contronote, Diario in briciole, La lezione). Oltre ad aver ispirato interessanti percorsi di
approfondimento altro merito dell’articolo è quello di poter tornare su un
autore di culto come Cioran, riavvicinato, dopo molti anni, proprio un paio di
mesi fa.
Alla luce
della recente lettura de Il demiurgo
cattivo, la scelta di Ravasi è particolarmente apprezzabile perché il suo giudizio
sull’opera dell’esule rumeno è quello di un ammirato ed attento lettore. E questo
nonostante la feroce critica nei confronti del cristianesimo. Partendo dal
Nietzsche della Gaia Scienza, in questa collezione di saggi brevi Cioran
afferma che “la creazione è una colpa,
voluta da un dio infelice e cattivo, un dio maledetto, essa è l’opera di un dio
senza scrupoli, un dio tarato ”. In un altro passo Cioran critica anche gli
atei, i quali “ricorrendo all’invettiva
dimostrano di prendere di mira qualcuno. La loro emancipazione è meno completa
di quel che pensano: si fanno di dio esattamente la stessa idea di chi ci crede ”.
Con le sue apparenti invettive contro dio Cioran sembra porsi tra le schiere
degli atei ma esse non sono tali perché il fine della sua critica, che più che
critica è una desolata constatazione, è l’esistenza umana. È la disperazione di
un pensatore che cerca qualcuno a cui attribuire la colpa della propria
afflizione esistenziale.
Proprio su
questo ‘non ateismo’ Ravasi sofferma la lente attraverso la quale interpretare
la figura del grande rumeno, giungendo all’acuto giudizio: “Cioran è, quindi, un ateo-credente sui
generis. Il suo pessimismo, anzi, il suo negazionismo riguarda piuttosto
l'umanità. L'uomo ti fa perdere ogni fede, è una sorta di dimostrazione della non
esistenza di Dio ed è in questa luce che si spiega il pessimismo radicale di
Cioran. E qualche volta è difficile dargli torto, guardando non solo la storia
dell'umanità, ma anche il vuoto di tanti individui che non ha niente del
tragico Nulla trascendente ”. Non c’è che dire, veramente sorprendente il cardinale.