TINARIWEN - 2011
È il caso di dire musica e rivoluzione. Ibrahim Ab
Allahbib e il suo gruppo hanno vissuto direttamente la lotta per i diritti del
popolo Tuareg e per questo hanno conosciuto l’esilio dal loro paese, il Mali,
vivendo una vita tra Algeria e Libia, sempre pronti a varcare i confini
tracciati sulla sabbia del Sahara.
Questo è il loro quinto album, molto atteso dopo che
negli ultimi anni il gruppo è riuscito a costruirsi una buona fama in
occidente, con numerose date soprattutto a New York. E a New York è nata l’amicizia
con gruppi come Wilco e TV on the Radio che appaiono ospiti in Tassili.
L’album è una sorpresa rispetto al rock elettrico dei
precedenti. I Tinariwen infatti tornano ad una dimensione nomade e da
accampamento attorno al fuoco. Tassili è un album raccolto e introspettivo,
fatto di pochi strumenti: chitarre ritmiche e melodiche, un basso poco
invadente, percussioni, voci. L’occidente è subito archiviato nelle prime
tracce: qualche effetto sonoro dovuto al chitarrista dei Wilco Nels Cline nel
brano di apertura, il falsetto dei TV on the Radio nella terza traccia e l’inserimento
della Dirty Dozen Brass Band nella quarta traccia. Episodi tutto sommato
marginali che non caratterizzano l’album. Anzi, si potrebbe anche parlare di
forzature. Pagato il pegno al nuovo profilo ‘western’, Tassili segue la pista
carovaniera che lo porta nel cuore del deserto. Fredde e lunghe notti stellate,
canto - controcanto tra voce solista e coro, battiti di mani a scandire il
tempo, racconti esili di solitudine, di amicizia, di sigarette e di ricordi.
Tassili è un disco profondo, che scava solchi leggeri con la costanza di un
granello di sabbia mosso dal vento. Tra i pezzi migliori Walla Illa e Isswegh
attay, struggenti con le loro sovrapposizioni di chitarre e la scarna Tameyawt:
voce sommessa che racconta la vita semplice in un villaggio al confine tra
Algeria e Mali con accompagnamento di arpeggi secchi e vibranti nel vuoto.