Rileggendo
la Gerusalemme Liberata sono rimasto colpito dall’atmosfera cruenta e
sanguinaria del canto nono. Alcuni passaggi anticipano eccessi che diverranno
comuni nella produzione letteraria dal Settecento in poi, fino alle recenti trasgressioni
trash e gore, che per certi critici costituiscono la cifra più significativa
della letteratura contemporanea.
Il canto si
apre con la presenza di un infido mostro infernale che istiga
l’eroe Solimano
ad assalire, nottetempo, l’esercito cristiano addormentato. Ecco come Tasso
descrive il momento che precede la battaglia:
Ma già distendon l’ombre
orrido velo
che di rossi vapor si sparge
e tigne;
la terra in vece del
notturno gelo
bagnan rugiade tepide e
sanguigne;
s’empie di mostri e di
prodigi il cielo,
s’odon
fremendo errar larve maligne IX 15
Bello il
contrasto tra le tinte cupe, nere di ombre e i tocchi rossi dei vapori e della
rugiada, addirittura sanguigna. Inoltre, il cielo notturno si riempie di
spaventose creature. Tale scorcio inquietante tanto lungi dal cantare chiaro
dell’Ariosto! All’opposizione coloristica si affianca il motivo sonoro prodotto
dalle larve maligne che da insinuante si fa fragoroso con l’inizio
dell’assalto:
Dan fiato allora a i barbari metalli
gli Arabi, certi omai
d’essere sentiti.
Van gridi orrendi al cielo,
e de’ cavalli
co ’l suon del calpestio
misti i nitriti.
Gli alti monti muggír,
muggír le valli,
e risposer gli abissi a i
lor muggiti, IX 21
Ma è con lo svolgersi della
campagna che il Tasso si lascia andare ad un crescendo macabro e sanguinario.
Molte, infatti, le descrizioni di amputazioni sulle quali il poeta indugia
quasi voluttuosamente. Tra queste, il massacro di Latino e dei suoi cinque
figli, che vengono infilzati uno ad uno davanti agli occhi del padre. Il primo “tra
i cigli parte il capo e tra le gote”, poi “Caggiono entrambi, e l’un su l’altro
langue / mescolando i sospiri ultimi e ’l sangue.” Ancora, ad un altro figlio,
Solimano “gli urta il cavallo addosso e ’l coglie in guisa / che giù tremante
il batte, indi il calpesta.” Restano i due gemelli e “a l’un divide / dal busto
il collo, a l’altro il petto incide.”
Infine, il feroce Solimano
non può risparmiare il padre:
e ’l ferro ne le viscere gli
immerse.
Il misero Latin singhiozza e
spira,
e con vomito alterno or gli
trabocca
il sangue per la piaga, or
per la bocca. IX 38
Il canto prosegue con altre
descrizioni di mutilazioni e traumi. Tra le quali questa, inferta dalla bella
Clorinda al cristiano Gerniero, in cui una mano mozzata continua ad agitar le
dita come moncon di coda di serpente:
La destra di Gerniero, onde
ferita
ella fu già, manda recisa al
piano:
tratta anco il ferro, e con
tremanti dita
semiviva nel suol guizza la
mano.
Coda di serpe è tal, ch’indi
partita
cerca d’unirsi al suo
principio invano. IX 69
Clorinda e gli altri
guerrieri continuano a fare stragi e decapitano, trapassano, conficcano, il
tutto tra sangue che sgorga a fiumi e scintillar di lame, finché “L’aurora intanto il bel purpureo volto / già dimostrava
dal sovran balcone” e, sul finire del canto, appare un drappello di cavalieri:
nova nube di polve ecco
vicina
che folgori di guerra in
grembo tiene,
ecco d’arme improvise uscirne un lampo
che sbigottí de gli infedeli
il campo.
Son cinquanta guerrier
che ’n puro argento
spiegan la trionfal purpurea
Croce. IX 91 – 92
Che divertimento leggere la
Liberata!
Immagini: Matteo Stom, Venezia XVII secolo, due Battaglie notturne
Vittore Carpaccio, San Giorgio e il drago, 1502
Illuminante interpretazione! Sorprende infatti riconoscere nella bella sanguinaria del canto nono la bella angelica del canto dodicesimo ("In questa forma / passa la bella donna, e par che dorma").
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