PURGATORIO
DANTE ALIGHIERI
MS Holkham 48, Oxford Univ. Purgatorio Canto XI |
Così è stato ancora una
volta con il Purgatorio. Dante ha appena vissuto l’esperienza formativa
dell’Inferno ed è pronto per affrontare la tappa del viaggio ultramondano che
più lo coinvolge umanamente. La salita, tra le varie funzioni, assume quella di
itinerario interiore durante il quale, grazie ai vari personaggi, Dante avrà
modo di riflettere su se stesso e sulle proprie colpe. Ma il Purgatorio è anche
una trattazione narrativa di questioni poetico-letterarie.
Lo spunto per affrontare
questo tema è dato dai vari ‘intellettuali’ che Dante incontra, specchi davanti
ai quali l’autore/protagonista vede se stesso nel profondo più che in figura.
La rappresentazione di sé nell’altro permette, in tal modo, il confronto, la
riflessione, il giudizio in maniera da pervenire alla correzione dei
comportamenti errati, rappresentati dai vari interlocutori/exempla e consente,
allo stesso tempo, di sviluppare un’argomentazione teorica sull’arte in genere
e sulla letteratura in modo specifico.
Bibbia miniata da Oderisi,
Biblioteca Apostolica Vaticana
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Molti quindi i ‘colleghi’
incontrati dal poeta Dante. Dopo il trovatore Sordello, nella prima cornice,
quella dei superbi, che particolarmente coinvolge e preoccupa Dante, appare
Oderisi da Gubbio, le cui parole ogni volta toccano il cuore (è questo canto XI
uno dei miei preferiti della Commedia). Dante è pienamente consapevole di avere
egli stesso «il grido», di averlo tolto «all’uno e all’altro Giudo», come
afferma Oderisi, il quale, ad evitare di incorrere nel peccato di superbia,
ricorda:
Non è il mondan romore altro ch’un fiato
di vento, ch’or vien quinci e or vien quindi,
e muta nome perché muta lato.
Che voce avrai tu più, se vecchia scindi
da te la carne, che se fossi morto
anzi che tu lasciassi il ’pappo’ e ’l ’dindi’,
pria che passin mill’anni? ch’è più corto
spazio a l’etterno, ch’un muover di ciglia
al cerchio che più tardi in cielo è torto.
(XI, vv 100-108)
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch’e’ ditta dentro vo significando.
(XXIV, vv 52-54)
Il discorso sulla letteratura
prosegue nella cornice dei lussuriosi tra i quali si trovano due grandi poeti,
Guinizzelli e Arnaut. Incontrandoli Dante può esprimere giudizi letterari che
sono vere e proprie sentenze: è grazie a Guinizzelli che è stato possibile il
rinnovamento poetico nella volgar lingua e i suoi detti dureranno «quanto
durerà l’uso moderno»; Arnaut, «il miglior fabbro», è superiore a Girault tra i
trovatori; Guittone non vale il pregio a lui accordato «di grido in grido» (XXVI,
vv 111-126).
i’ pur direi mill’altri aspetti di quel
secondo regno dove l’umano spirito si purga
ma perché piene son tutte le carte
non mi lascia più ir il frame del post.
La porta del Purgatorio, miniatura XIV sec.
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