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domenica 8 dicembre 2013

NICCOLO' MACHIAVELLI

IL PRINCIPE - 1513


È la prima vera prova della milizia tanto voluta. Il generale Ramon de Cardona all’ossidione di Prato con le truppe mercenarie ispano-papaline pregusta il sacco. 

Il 29 agosto, anno 1512, i pratesi si rifugiano nelle chiese e nei conventi, pregano e aspettano gli aiuti da Firenze. Gli aiuti tardano ma sarebbero comunque stati pochi e mal guidati dal vecchio capitano Luca Savello. C’è chi giurerà di averli visti fuggire non appena resisi conto che la soldataglia, dalle scale appoggiate alle mura, si riversava ormai a frotte nella città. 

Niccolò è subito informato della disfatta e sa che la presa di Prato significa che i Medici rientrano a Firenze. Il 31 agosto il gonfaloniere Soderini fugge dalla città pronta ad inchinarsi all’ingresso di Giuliano, che si reinsedia nel palazzo di Via Larga il giorno seguente, 1 settembre.  

Niccolò sa che ha i giorni contati ma non vuole fuggire. Vuole essere testimone dell’ultimo degli sconvolgimenti eccezionali avvenuti negli ultimi anni. Ma ha il destino segnato.  Il 7 novembre è rimosso dal suo incarico di segretario dei Dieci. Tre giorni dopo gli fu commessa una grossa multa e gli fu vietato l’ingresso a Palazzo Vecchio. Infine, accusato di aver complottato contro i Medici, finisce in carcere e subisce la tortura. 

Liberato, ha l’obbligo di risiedere fuori città, presso il suo podere dell’Albergaccio. Qui, tra l’uccellare ai tordi e il giocare a cricca e a tricche e tracche, rimugina sul suo destino e sulla sua mala fortuna. E il ragionare tra sé sulle cose di stato e sul passato gli fa immaginare come potrebbe distogliersi dal rotolare i sassi per la via. Lascia da parte il Tito Livio e con tremore di rabdomante coglie lo sgorgo che zampillerà nel Principe. 

Siamo nella primavera del 1513. E fan quest’anno i cinquecento anni. Grazie Niccolò.

martedì 27 novembre 2012

PRIMARIE, SOFRI E MACHIAVELLI

STAMPA E REGIME
27 NOVEMBRE 2012

L'Albergaccio di Sant'Andrea in Percussina


Sempre a proposito di primarie. Deliziosa la Piccola Posta di Adriano Sofri sul Foglio letta stamani a Stampa e Regime da Massimo Bordin. Ha vinto Bersani ma per Sofri è amaro constatare che a San Casciano, il paese dell’Albergaccio di Machiavelli e di Case del Popolo, la vittoria sia andata a Renzi. E chiude con un fantastico: “deve essere per via dei Principi C. e dei Marchesi F., mi dicono. Ma quanti caspita sono questi marchesi e principi di San Casciano…”

Ciò mi fa tornare alla mente un mio vecchio divertimento poetico, tratto dalla raccolta ‘I dialoghi’

I

E’ la nobiltà d’intento
che ci salva


Ma chi la giudica
la nobiltà d’intento…
non ha salvato Dante dall’esilio,
Niccolò dall’Albergaccio


Anche tu il giudice
se dopo secoli
vai in pellegrinaggio a Sant’Andrea.


II

Sei un moralista


Il mio è il moralismo
di Niccolò all’Albergaccio
tanto che alzi la voce all’osteria, nel fango
o indossi il mantello nello studio
mai il pensier distolgo dall’agire umano.

giovedì 27 settembre 2012

CINEMA E SHOAH

INSEGNARE LA SHOAH




Mi è stato chiesto di tenere alcune lezioni su un tema spinoso ma per me troppo affascinante e quindi ho accettato volentieri. Insegnare la Shoah. Si è formato un gruppo di lavoro coordinato da Alfredo in cui sono stati enucleati degli aspetti da assegnare ad ognuno dei componenti il gruppo stesso. Berto tratterà l’aspetto storico, Giampaolo quello religioso, Alessandra proporrà testi letterari e via dicendo. Io farò due interventi. Uno su cinema e Shoah, abbastanza tradizionale quindi; nel secondo, per me più stimolante, cercherò di  presentare la figura di Paul Celan, autore fondamentale poco frequentato in ambito scolastico.

Come si preparano  interventi di questo tipo? Intanto si pensa ai destinatari degli incontri. Si tratta di un gruppo ristretto composto da ragazzi  di quinta superiore e alcuni insegnanti. Non più di quindici persone. Lo scopo è di fornire tracce per ulteriori approfondimenti più che trattazioni sistematiche. Suscitare curiosità, guardare i fatti da angolature eccentriche, evitare la consueta retorica che certi argomenti si portano inevitabilmente dietro, proporre cose non troppo consuete.

Obiettivi non da poco, per raggiungere i quali cercherò di fare come gli arcieri del caro Niccolò, “ e quali parendo el loco dove disegnano ferire troppo lontano e conoscendo fino a quanto va la virtù del loro arco, pongono la mira assai più alta che il loco destinato, non per aggiungere con la loro freccia a tanta altezza, ma per potere con l’aiuto di sì alta mira pervenire al disegno loro.” E questo giusto per mentovare Machiavelli ché io sempre felice sono ogni qualvolta capiti di rammentarlo.

Sto preparando le lezioni e lo faccio pensando innanzi tutto a cosa non farò. E questo, s’intende, per la lezione su cinema e Shoah, perché per quella su Celan è già tutto chiaro. Cosa si fa in circostanze come queste nelle scuole italiane? Si fa vedere un film o due o, se proprio si vuol fare il cineforum, anche tre. I titoli sono quasi sempre gli stessi. La vita è bella, Il pianista, Schindler’s list. Chi vuol fare l’alternativo suggerisce Train de vie o qualcuno si ricorda di Arrivederci ragazzi. Tutti molto interessanti. Ogni film è interessante…ma, Benigni e Polanski visti e rivisti; Spielberg è troppo lungo e la terna più gettonata è già eliminata. Train de vie è bellissimo ma va somministrato a piccole dosi: la raffinata e amara ironia di Mihaileanu  e di Ovadia nella versione italiana è troppo difficile per i nostri studenti. Malle è commovente ma è fuori target. Monotono per un diciottenne, per il quale non scatta l’identificazione con i più piccoli protagonisti del film.

Ecco, se questi non si faranno vedere si potrebbe anche pensare di non proporre la visione di film interi ma di spezzoni. I ragazzi sono grandi consumatori di video ma anche di film ‘lunghi’. Se si presentano più trailer modello rete si può suscitare interesse senza annoiare e magari poi il film intero se lo vanno a cercare a casa… Sì, ok ma quali film se non i soliti? Tre minuti da Train de vie, senz’altro la scena della sfida musicale, e poi il confronto tra vittima e carnefice visto dalla parte del carnefice in un recente film israeliano. La nuova possibilità per un ex gerarca di rivestire i panni di gioventù in un’insolita trasposizione da Stephen King. L’ultima lettera dal ghetto di una madre a suo figlio tratta dall’immenso Vita e destino messa in scena da una straordinaria attrice francese … Bene, la lezione è fatta.



Immagini: International Monument - Dachau, dello scultore Glid Nandor, 1968

martedì 30 novembre 2010

DARIO FO / NICCOLO’ MACHIAVELLI

VIENIVIACONME

29 NOVEMBRE 2010



“Sia chiaro: i consigli che il Segretario della Repubblica di Firenze dedicava al Principe in verità non sono a lui rivolti ma alla popolazione intiera del proprio regno. In poche parole si tratta di un vero e proprio machiavello col quale, fingendo di parlare al signore, si vuol dar l’avvisata ad ogni cittadino di come si articola e con quali trucchi si muove la macchina del potere”.


Questa l’introduzione di un Dario Fo in grande forma all’elenco di consigli ‘machiavellici’ proposto a vieniviaconme. Intanto un finalmente! Machiavelli in prima serata è qualcosa di eccezionale e graditissimo. Poi, non è il solito Machiavelli additato come esempio di cinismo diabolico e quindi contrario al buonismo immacolato dei benpensanti. Fo lo dice chiaramente, il pensiero del Segretario, specie quello dei Discorsi e degli Orti Oricellari ha sempre guardato alla repubblica e ad una certa libertà (libertà relativa a quei tempi, si capisce). Era soprattutto il popolo che gli stava a cuore, e anche qui per popolo s’intende sempre una élite. Sono state le tristi vicende della vita a fargli scrivere il Principe, lucido e disperato tentativo per rientrare in gioco, dopo i rovesci di fortuna, la galera e la tortura e l’esilio all’Albergaccio. Troppo compromesso Niccolò. Tutti sapevano della sua grandezza ma anche della sua testardaggine poco incline alla sottile scaltrezza curiale che gioverà tanto al ‘democristiano’ Guicciardini. Ma anche questa volta Machiavelli risulta un po’ tradito dal comunque bel monologo di Fo. Sì perché i consigli non sono Machiavelli ma ancora una volta machiavellismo. Come per l’arcinoto ‘il fine giustifica i mezzi’, anche i cinque consigli enunciati in trasmissione non si trovano nelle pagine del Principe. Sono una rielaborazione, una sintesi machiavelliana non testuale ma va bene ugualmente. Il senso è arrivato.


In conclusione. Pare che il Principe sia uno dei libri preferiti da Silvio Berlusconi, uno di quelli che si tengono sul comodino. È un libro immenso e mai come oggi rileggerlo fa comprendere i meccanismi del potere. È un libriccino però da leggere non per raggiungere e mantenere il potere da parte di un signore ma, come ben dice Fo, per metterlo a nudo. Niente da dire, nonostante gli stenti, la sfortuna e le umiliazioni subite dopo i fattacci di Prato del 1512, Machiavelli aveva compreso tutto ma a lui servì a poco.