cinema

Visualizzazione post con etichetta vladimir nabokov. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta vladimir nabokov. Mostra tutti i post

martedì 21 gennaio 2014

VLADIMIR NABOKOV

SPEAK, MEMORY / PARLA, MEMORIA
VLADIMIR NABOKOV - 1951


Nabokov e le farfalle


“Se mi guardo indietro, le immagini appaiono nel disco luminoso della 

memoria come altrettante proiezioni di una lanterna magica”


Di fronte al suo tempo perduto Nabokov sceglie di osservarlo attraverso la lente della Recherche. È questa l’aria che si respira tra le righe del bellissimo Speak, memory, il libro di memorie che, pur prendendo come modello il capolavoro proustiano, da esso se ne allontana grazie a scarti ironici, nostalgici, colti ma mai inclini all’estetismo tardo decadente che impregna le pagine della Recherche.

Nabokov depone sui propri ricordi una velatura trasparente di doratura rosata che sembra trasportare il mondo evocato in un eden sfumato. Ma è solo un’impressione perché in realtà, in questo ritorno al passato egli procede con la chiara perfezione di un chirurgo. O meglio, con la decisa esattezza di un entomologo intento a dissezionare un qualche esemplare di esperia.

Diradata la prima nebbiolina la memoria mette a fuoco e inizia a parlare. La parola, scelta con lucida cura, come sempre in Nabokov, è docile ed utilizzata con proprietà scientifica. Tutto si impressiona sulla retina e gli ambienti prendono vita come in una wunderkammer. Il lettore, lasciandosi condurre dalla mano dello scrittore rivive, nella profondità della camera oscura, il momento del “passato attuale” così come ciò che vi è dietro e il punto di vista futuro del narratore.

Questo continuo elastico temporale è tenuto sotto stretto controllo con una levità e una gamma coloristica proprie delle farfalle più belle.

Plebejus samuelis Nabokovi, classificata da Vladimir nel 1944

“I see the awakening of consciousness as a series of spaced flashes, with the intervals between them gradually diminishing until bright blocks of perception are formed, affording memory and a slippery hold.”

“I have rewritten — often several times — every word I have ever published. My pencils outlast their erasers.” 

“I see again my schoolroom in Vyra, the blue roses of the wallpaper, the open window.… Everything is as it should be, nothing will ever change, nobody will ever die.” 

“a person hoping to become a poet must have the capacity of thinking of several things at a time.” 

“One is always at home in one's past...” 

lunedì 4 aprile 2011

VLADIMIR NABOKOV

L'ORIGINALE DI LAURA
VLADIMIR NABOKOV - 1977 / 2009



A 76 anni Vladimir Nabokov con il retino per i pendii di Davos a caccia di farfalle. La caduta dalla quale non si sarebbe più ripreso causata dalla passione di una vita, l’entomologia. E immediati i pensieri vanno a Jean-Henri Fabre e la sua ascesa al Mont Ventoux in cerca di osmie o a Ernst Jünger in Malesia ad osservare le lucciole.



Gli infallibili medici svizzeri nei fortilizi delle loro celebrate cliniche si riveleranno tutt’altro che infallibili e dopo due anni di sofferenze, Vladimir Nabokov moriva sulle rive del Lago Lemano di bronchite congestizia. A quanto sembra, una sbadata infermiera lasciando aperta una finestra si rese responsabile del raffreddamento fatale.
Caduta con retino inseguendo una lisandra, infermiera svizzera accaldata, l’ironia della vita che come contrappasso ricalca quello che potrebbe benissimo essere uno spunto narrativo dello stesso Vladimir. Gli ultimi mesi elvetici si erano consumati nel tentativo di portare a termine un romanzo, L’originale di Laura, che secondo la volontà dell’autore avrebbe dovuto essere bruciato se la morte non avesse permesso di concluderlo.
Anche Lolita doveva finire nell’inceneritore ma la moglie Vera non seguì la volontà del marito e lo convinse a pubblicarlo. Dobbiamo esserle riconoscenti, Lolita è un romanzo immenso.


Schede manoscritte per una storia che si avvolge su se stessa, almeno nei frammenti pubblicati: Flora e la sua immagine riflessa Laura che diventano FLaura, considerando che in inglese il nome Laura si pronuncia «lora»; un labirinto dove si narra di uno scrittore che sta scrivendo un romanzo o meglio due; la mondanità salottiera e pettegola; erotismo promiscuo onirico, ricordato, vissuto.


L’originale di Laura non può definirsi un romanzo, sono gli appunti di un grande scrittore per un possibile romanzo. Frammenti che non avremmo dovuto leggere ma che ancora una volta fortunatamente abbiamo sotto gli occhi, questa volta grazie al figlio Dmitri che infine si è deciso per la pubblicazione (diritti venduti a peso d’oro, c’è da immaginare). Ma tant’è. Per un appassionato, questi frammenti sono un’estasi da assaporare goccia a goccia, prolungando con la rilettura il piacere di una scrittura che è Nabokov, il solito Nabokov geniale, sublime, raffinato, lucido anche se sofferente e ormai avviato alla fine.


Nabokov e la sua farfalla preferita, la lisandra (Polyommatus Icarus)

giovedì 25 novembre 2010

IGOR MARKEVIC / VLADIMIR NABOKOV

VITE PARALLELE
Igor Markevic e Vladimir Nabokov, 1961.
Da 'Il misterioso intermediario' di Giuseppe Fasanella 
 
Igor Markevic e Vladimir Nabokov, di cosa avranno parlato, in Svizzera o in posto qualsiasi, lontano dalla Russia, negli ambienti cosmopoliti delle élites illuminate? Nobiltà di sangue e nobiltà d’intelletto. Scendere al Saint James di Parigi o nella falsa Bisanzio di un albergo veneziano.

Nella foschia sull’acqua
scivola il rimorchiatore
dalle brume
le alberature, le ancore, sirene
il fischio giallo del cantiere

Esuli russi in odor di dissidenza
lasciano il Baltico
ad attenderli altre Russie oltre il tramonto
piccole, chiuse, disperate

Monsieur Vladimir
nella suite dorata di Montreux
ha perso ogni speranza di riveder la Neva
“o cielo, o cielo, ti rivedrò nei sogni”.

 

Markevic ha attraversato un secolo. Esule russo, negli anni Venti è a Parigi ed incontra tutti. Da Picasso a Coco Chanel, da Bunuel a Cocteau, di cui diviene il giovane protégé e Nijinski, di cui sposa la figlia Kyra e l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Nabokov ha attraversato un secolo. Esule russo, negli anni Venti è a Berlino dove frequenta il piccolo mondo degli émigrés antibolscevichi. Nei racconti del periodo parlerà di una città “swarming with ragamuffins and here and there an urban vagabond with an early evening thirst".

Negli anni Trenta Igor e Vladimir s’incrociano in Costa Azzurra, ospiti di nobili, di artisti, di diplomatici ma con l’avvicinarsi della guerra le strade tornano a divergere. Markevic passa in Italia, a Firenze, presso Bernard Berenson e diventa figura di contatto e di intermediazione tra nazisti, alleati e partigiani. Nabokov approda invece oltre oceano. Entra nel mondo universitario e se ne va in giro per gli Usa a caccia di farfalle. La moglie salverà il manoscritto di Lolita, pronto per finire tra le fiamme.

Dopo la guerra Igor dirige orchestre in giro per il mondo, in particolare ha rapporti con l’intelligence britannico e con il Mossad. In seconde nozze sposa una nobile romana e riallaccia i rapporti con i sovietici. Assume l’incarico della direzione dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma. Sta perdendo l’udito e si dichiara pubblicamente filosovietico e vicino al Partito Comunista. Il figlio Oleg, che assumerà il cognome della madre Donna Topazia Caetani, studia composizione e direzione d’orchestra a Roma e a Leningrado.

Negli anni Sessanta Nabokov torna in Europa ricco e famoso. Sceglie di vivere stabilmente al Montreux Palace Hotel, sul lago Lemano e viaggia in Svizzera, Francia e Italia a caccia di farfalle. Si acuiscono i disturbi di sinestesia. Il figlio studia canto e debutta assieme a Luciano Pavarotti in La Boheme a Reggio Emilia il 29 aprile 1961.

Di nuovo ci sono occasioni per frequentarsi tra Svizzera francofona, Costa Azzurra e Italia.

Nel 1977 Vladimir muore nella sua suite sul lago, per Igor invece si apre un nuovo capitolo. Nel pieno degli anni di piombo Markevic si ritova al centro di un’altra importante vicenda, quella del caso Moro e della trattativa tra Servizi Americani, KGB, Mossad e Brigate Rosse, con probabili addentellati con la Scuola Hyperion di Parigi dove sembra tramasse il leggendario Grande Vecchio. Igor muore misteriosamente nel 1983 nel suo ritiro in Costa Azzurra.

Summer surprised us, coming over the Starnbergersee
With a shower of rain; we stopped in the colonnade,
And went on in sunlight, into the Hofgarten,
And drank coffee, and talked for an hour.
Bin gar keine Russin, stamm' aus Litauen, echt deutsch.
And when we were children, staying at the archduke's,
My cousin's, he took me out on a sled,
And I was frightened. He said, Marie,
Marie, hold on tight. And down we went.
In the mountains, there you feel free.
I read, much of the night, and go south in the winter.