cinema

martedì 19 maggio 2015

TORQUATO TASSO

LA GERUSALEMME LIBERATA






Rileggendo la Gerusalemme Liberata sono rimasto colpito dall’atmosfera cruenta e sanguinaria del canto nono. Alcuni passaggi anticipano eccessi che diverranno comuni nella produzione letteraria dal Settecento in poi, fino alle recenti trasgressioni trash e gore, che per certi critici costituiscono la cifra più significativa della letteratura contemporanea.

Il canto si apre con la presenza di un infido mostro infernale che istiga 
l’eroe Solimano ad assalire, nottetempo, l’esercito cristiano addormentato. Ecco come Tasso descrive il momento che precede la battaglia:

Ma già distendon l’ombre orrido velo
che di rossi vapor si sparge e tigne;
la terra in vece del notturno gelo
bagnan rugiade tepide e sanguigne;
s’empie di mostri e di prodigi il cielo,
s’odon fremendo errar larve maligne    IX 15

Bello il contrasto tra le tinte cupe, nere di ombre e i tocchi rossi dei vapori e della rugiada, addirittura sanguigna. Inoltre, il cielo notturno si riempie di spaventose creature. Tale scorcio inquietante tanto lungi dal cantare chiaro dell’Ariosto! All’opposizione coloristica si affianca il motivo sonoro prodotto dalle larve maligne che da insinuante si fa fragoroso con l’inizio dell’assalto:

Dan fiato allora a i barbari metalli
gli Arabi, certi omai d’essere sentiti.
Van gridi orrendi al cielo, e de’ cavalli
co ’l suon del calpestio misti i nitriti.
Gli alti monti muggír, muggír le valli,
e risposer gli abissi a i lor muggiti,   IX 21

Ma è con lo svolgersi della campagna che il Tasso si lascia andare ad un crescendo macabro e sanguinario. Molte, infatti, le descrizioni di amputazioni sulle quali il poeta indugia quasi voluttuosamente. Tra queste, il massacro di Latino e dei suoi cinque figli, che vengono infilzati uno ad uno davanti agli occhi del padre. Il primo “tra i cigli parte il capo e tra le gote”, poi “Caggiono entrambi, e l’un su l’altro langue / mescolando i sospiri ultimi e ’l sangue.” Ancora, ad un altro figlio, Solimano “gli urta il cavallo addosso e ’l coglie in guisa / che giù tremante il batte, indi il calpesta.” Restano i due gemelli e “a l’un divide / dal busto il collo, a l’altro il petto incide.”

Infine, il feroce Solimano non può risparmiare il padre:

e ’l ferro ne le viscere gli immerse.
Il misero Latin singhiozza e spira,
e con vomito alterno or gli trabocca
il sangue per la piaga, or per la bocca.  IX  38

Il canto prosegue con altre descrizioni di mutilazioni e traumi. Tra le quali questa, inferta dalla bella Clorinda al cristiano Gerniero, in cui una mano mozzata continua ad agitar le dita come moncon di coda di serpente:

La destra di Gerniero, onde ferita
ella fu già, manda recisa al piano:
tratta anco il ferro, e con tremanti dita
semiviva nel suol guizza la mano.
Coda di serpe è tal, ch’indi partita
cerca d’unirsi al suo principio invano.  IX  69

Clorinda e gli altri guerrieri continuano a fare stragi e decapitano, trapassano, conficcano, il tutto tra sangue che sgorga a fiumi e scintillar di lame, finché “L’aurora intanto il bel purpureo volto / già dimostrava dal sovran balcone” e, sul finire del canto, appare un drappello di cavalieri:

nova nube di polve ecco vicina
che folgori di guerra in grembo tiene,
   ecco d’arme improvise uscirne un lampo
che sbigottí de gli infedeli il campo.
 Son cinquanta guerrier che ’n puro argento
spiegan la trionfal purpurea Croce.  IX  91 – 92

Che divertimento leggere la Liberata!






Immagini: Matteo Stom, Venezia XVII secolo, due Battaglie notturne
Vittore Carpaccio, San Giorgio e il drago, 1502 

1 commento:

  1. Illuminante interpretazione! Sorprende infatti riconoscere nella bella sanguinaria del canto nono la bella angelica del canto dodicesimo ("In questa forma / passa la bella donna, e par che dorma").

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