cinema

mercoledì 5 gennaio 2011

ROBERT WYATT

GEMME SPARSE



 Quasi mezzo secolo in musica per Robert Wyatt, innumerevoli i momenti importanti della sua carriera. Qui verranno scattate solo alcune istantanee ritenute significative anche secondo un criterio personalmente emotivo e non puramente artistico.


Si parte dal 1970, l’anno del doppio album Third dei Soft Machine. Quattro pezzi, uno per facciata. I 20 minuti della terza sono quelli di Moon in June, composta da Wyatt. L’ultima ‘canzone’ con testo registrata dai SM, verrà ripresa nelle Peel Sessions per la BBC con variazioni nel testo. Robert fa tutto, o quasi, da solo, in un anticipo della carriera solista che sarebbe iniziata da lì a qualche mese. Poco jazz rispetto al resto del disco, Moon in June è un’azione sonora liberatoria, lo sfogo impressionistico di chi si scatena in un’estasi assoluta. Percussioni, tastiere, cantato dipingono melodie che si rincorrono, si sovrappongono ed esplodono in un affresco emozionato ed emozionante. S’intravede Rock bottom, ma questo lo possiamo dire post factum.


Nei primi Ottanta s’infittiscono le collaborazioni di Robert Wyatt con esponenti della new wave inglese, Costello o Scritti Politti, per citare due nomi, e nel 1982 esce un EP con Ben Watt, un oscuro cantante e musicista che aveva realizzato un solo album minimalista e introspettivo, North Marine Drive. Summer into winter contiene cinque brevi composizioni per chitarra (Watt) piano (Wyatt) e voce. Bella intesa, musica di sentimenti semplici, un giardino inglese a due passi dal mare che cambia toni con il mutare delle stagioni. I suoni sono atmosferici, seguono le perturbazioni e si interiorizzano.


All’inizio del nuovo millennio Robert Wyatt si affianca ad una allora quasi esordiente Cristina Donà e come special guest offre il suo supporto per quello che ad oggi risulta essere il brano più bello della cantante lombarda, Goccia. Robert suona la cornetta, canta ed emette suoni vari con la voce. Goccia ha un ritmo di marcia ma è al tempo stesso sospesa e poetica con un testo particolarmente suggestivo. Tu sei una goccia che non cade e ritarda la mia solitudine come un’ultima frase da terminare. Fa una strana impressione ma anche un grande piacere ascoltare il controcanto di Wyatt in italiano, lingua che tornerà in Comicopera.


Giungiamo al 2008 e, inattesa, Wyatt ci regala un’altra sorpresa. Risale a quell’anno infatti l’uscita di Mr Love&Justice di un Billy Bragg tornato in ottima forma. Tra i brani migliori del disco c’è sicuramente I keep faith, e nel coro del refrain ecco inconfondibile la voce di Wyatt. La coppia è perfetta, due eroi della working class inglese ma non solo, che cantano insieme I keep faith in you. Come non dare loro ragione.



5 commenti:

  1. Che dire di costui e di quel capolavoro che citi: Third? Nulla da aggiungere, solo che ho ascoltato talmente tanto quello e altro del genio Wyatt che dovrei averli consumati… ma per fortuna no! sì son d'accordo 'Goccia' è senz'altro una bella sintesi di musica, parole e interpretazione, sublimi! ;)

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  2. sai che considero rock bottom il più grande album di sempre.,per cui..ciao amico carissimo...

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  3. @ milena, o petrolia come dice reanto(è proprio livornese!)siamo sulla stessa lunghezza d'onda

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  4. @ roberto, aka brazzzzzzz
    lo so, lo so. rock bottom è anche nella mia top ten, si capisce.

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  5. Che coincidenza proprio ieri ho scritto un pezzo sui 'voli' e sulle 'immersioni' con sottofondo 'RockBottom' ;) più onda lunga di così… :)))

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