DOUGLAS SIRK - 1959
Melodramma in pieno stile Douglas Sirk, campione indiscusso del genere. Praticamente il testamento del regista che poco dopo, all’apice del successo, lascerà Hollywood e tornerà nella sua Germania, riponendo in soffitta la macchina da presa per i successivi trent’anni, salvo un unico ritorno di fiamma per un contributo alla regia di un insignificante titolo tedesco.
La scena iniziale riunisce i cinque principali caratteri che casualmente si incontrano in una spiaggia affollata e intrecceranno le loro vite ‘nella buona e nella cattiva sorte’. Da notare che proprio sulla spiaggia il personaggio maschile esprime un giudizio a titolo di battuta su Lora/Lana Turner che passa quasi inosservato e che invece costituisce uno dei punti essenziali della vicenda: “non solo le vizia ma se le perde” a proposito delle bambine. (“She not only spoils them, she goes around losing them”)
Siamo alla fase germinale del genere soap opera, infatti il film concentra in due ore una serie di temi quali il problema razziale, il rapporto conflittuale tra madri e figlie, la carriera a scapito della vita familiare, l’emancipazione della figura femminile e la sua lotta contro i ruoli prestabiliti, l’ascesa economica e sociale grazie al talento secondo il più classico American Dream, il vuoto e l’insoddisfazione che lasciano i beni materiali, rivalità e gelosie interfamiliari con addirittura il già innamorato della madre che diventerà l’innamorato della figlia. Se non bastasse, la toccante scena finale, con tanto di gospel in chiesa e cavalli bianchi, riunirà i cinque protagonisti per poter tracciare, per ognuno di essi, un bilancio tra lacrime, risentimenti, incomprensioni e illusioni.
Sirk si conferma un fior di regista, siamo di fronte all’eccellenza artigianale che diventa grande produzione industriale. Il tedesco di origini danesi che lavora ad Hollywood (un compendio di storia del cinema!) sa confezionare un prodotto che può accontentare tutti, con una star come la Ice Queen Lana Turner che non oscura gli altri personaggi, i quali sono tutti importanti e funzionali ai feedback relazionali che si creano nel film, che rappresenta davvero una imitazione della vita.
A questo proposito è interessante il tema della vita e della rappresentazione di essa. Nel film ricorrono questi elementi di sovrapposizione tra i due piani della realtà e della finzione. A Lora si aprono le porte del successo come attrice di teatro grazie ad una foto pubblicitaria su Harper’s Bazaar, della quale foto avevamo visto l’ironica realizzazione. La bella sequenza iniziale con insolita inquadratura della macchina da presa che riprende dal basso verso l’alto prima solo una folla di gambe in movimento poi delle gambe di donna che ampliandosi il campo si riveleranno essere quelle della protagonista, verrà ‘duplicata’ dallo scatto del fotografo. Sempre nella scena iniziale sulla spiaggia, la foto ad un uomo grasso addormentato con una lattina sulla pancia sarà fonte di divertimento per le bambine ma la vedremo anche pubblicata garantendo una carriera da professionista al fotografo. Ovviamente tutto è semplificato e sottolineato cercando di far emergere i contrasti e le antitesi ma questo rientra nel genere, di cui Imitation of life è senz’altro uno dei vertici assoluti.
Il film sarà un successo clamoroso e
Il lunedì sera c’era il film e io di solito andavo a guardare la televisione da due fratelli miei amici che abitavano dall’altro lato della strada. A vedere il film c’erano i loro nonni, seduti sul sofà, la loro mamma che in piedi si fermava a guardare qualche scena mentre il marito finiva di cenare. Noi bimbi di sei sette anni stavamo seduti sui gradini della scala che portava al piano superiore. Proprio ad uno di quei lunedì risale la prima visione di questo Lo specchio della vita, del quale era rimasta nella memoria solo l’immagine finale con i cavalli bianchi.
Un maestro assoluto, vero cinema "estremo", dove illustrando l'apparente felicità del vivere, ci mostra la tragica assurdità della vita. Un regista di cui non si parla mai abbastanza, un po' come il nostro Pietro Germi, ma essenziale per capire anche la società attuale. Da urlo !
RispondiEliminaciao eustaki, come al solito vai a pescare aspetti diciamo eccentrici.
RispondiEliminaQuoto harmonica.
Fassbinder diceva che il suo regista di riferimento era proprio Sirk.
meno cinema nei tuoi post, come mai?
@ harmo, il tuo commento mi fa molto piacere
RispondiElimina@ salve save,è vero, il grande rwf lo ha spesso dichiarato.
RispondiEliminaper quanto riguarda meno film nel post è perchè in questo periodo sono preso da altre cose e poi con le belle giornate e l'erba da tagliare poco cinema.
un salutone erboso