cinema

lunedì 10 gennaio 2011

JOHN LE CARRE'

IL NOSTRO TRADITORE TIPO
JOHN LE CARRE' - 2010



L’ultimo romanzo di John Le Carré non è un romanzo memorabile. Contrariamente al giudizio di un lettore eccellente come Goffredo Fofi, Il nostro traditore tipo, accanto a pregi indiscutibili presenta anche clamorose debolezze, come non ha mancato di notare la critica britannica.

Va subito detto che Le Carré è uno dei grandi della letteratura inglese contemporanea. Suo il merito, assieme a Graham Greene e Somerset Maugham, di aver elevato la spy story ad un livello qualitativo che prescinde dal genere. La spia che venne dal freddo e La talpa sono infatti due capolavori narrativi che colgono lo spirito di un’epoca, quello della Guerra Fredda, come pochi altri.
Dopo la caduta del Muro Le Carré si è trovato spiazzato, come affermano anche i personaggi di questo suo ultimo romanzo. Per tornare alla vita ci voleva l’11 settembre ma per le spie il decennio 1991-2001 ha significato una parentesi dolorosa in cui far fronte a ridimensionamenti e crisi di identità.
Oggi sono la lotta al terrorismo islamico, il riciclaggio di denaro sporco delle nuove mafie, la Russia di Putin e i bail-out sulla piazza finanziaria londinese a fare da cornice agli intrighi globali di Le Carré, il quale cerca di dare una veste politico-filosofica all’intreccio, puntando sulla caratterizzazione psicologica dei vari personaggi.
E qui casca l’asino. Il tentativo di costruire due figure alternative, fuori dal solito reticolato burocrati-politici-agenti-criminali non riesce. La bella coppia (insegnante idealista lui-affascinante avvocato in carriera lei) coinvolta nel giro grosso fa troppo coniugi Hart di Cuore e batticuore. Quello che doveva essere la trovata giusta e il filo conduttore della narrazione è anche il punto debole del romanzo, il quale dà l’impressione che tutto rimanga in superficie, poco Le Carré, insomma.
Dove invece affiora la stoffa del grande romanziere è lo scontro tra i due ‘vecchi’ dell’intelligence, sopravvissuti, guarda caso, alla Guerra Fredda. Il duro confronto verbale tra il funzionario organico e il libero battitore vale la lettura. Ma lascia anche la sensazione che fuori da quel particolare momento storico vissuto in prima persona, Le Carré fatichi a raggiungere livelli che s’innalzino oltre lo standard qualitativo del best seller internazionale. No, Il nostro traditore tipo non è un romanzo memorabile. Memorabili alcune battute come le seguenti


«Non siete forse gentiluomini che mentono per il bene del paese?»
«Quelli sono i diplomatici. Noi non siamo gentiluomini.»
«Allora mentite per salvare la pelle.»
«Quelli sono i politici. Tutta un’altra storia.»


Oppure


«In fin dei conti, che male c’è a ripulire denaro sporco? I bilanci di alcuni paesi si basano più sul denaro sporco che su quello pulito. E allora, dove preferiresti veder circolare quel denaro? In quei paesi, come soldi sporchi? O qui a Londra, puliti, in mano a uomini civili, da impiegare per fini leciti e per il bene pubblico? »
«Allora dovresti cominciare a riciclare anche tu. Per il bene pubblico»

2 commenti:

  1. bella recensione,
    anche se non proprio positiva mi hai messo voglia di leggerlo e comunque l'avevo già in programma.
    concordo con te su la spia e la talpa ma anche il giardiniere costante

    RispondiElimina
  2. ciao saverio. è una lettura piacevole

    giardiniere costante: ho visto il film, non ho letto il libro

    a presto

    RispondiElimina