CHRISTOPHER ISHERWOOD - 1945
La lisandra è una farfalla di piccole dimensioni molto comune nei nostri prati. Ogni volta che le sue ali color pervinca volteggiano tra il trifoglio in fiore è un sussulto che condensa, in breve sospensione di tempo, stupore, eccitamento, quiete, appagamento e soddisfazione. La Violetta del Prater è come l’apparizione di una lisandra.
La lettura di questo breve romanzo è stata un vero piacere, per diversi motivi. Innanzitutto si tratta di un gradito dono, che è stato l’occasione di tornare a leggere un autore dopo oltre vent’anni dalle ultime frequentazioni (Incontro al fiume, Un uomo solo …). E poi, oltre i motivi strettamente personali, il piacere è tutto nel libro in sé. Perché la Violetta del Prater possiede i requisiti giusti per soddisfare il lettore. Intanto è scritto benissimo, come conferma Giorgio Manganelli in una postfazione, non perfettamente calibrata, all’edizione Adelphi. La lingua, il tono, il ritmo, svolazzano leggeri come una lisandra, che però si posa, tra un’amabile conversazione e l’altra, su temi quali l’Europa tra le due Guerre, l’ascesa di Hitler in Germania, le persecuzioni contro ebrei e comunisti, le rivolte in Austria ma anche l’amicizia e l’amore, il quale erompe da una breccia inattesa nelle ultime pagine, emozionante come il mare, improvviso, ad una svolta del monte.
Ma il romanzo non è solo questo, perché la Violetta del Prater è principalmente una testimonianza e una riflessione sul mondo del cinema dal suo interno. La storia è infatti un “making of” del film del titolo, composto da tutte le voci che compaiono nei titoli di coda: produttore, regista, sceneggiatore, attori e giù giù fino alle varie maestranze di una troupe al completo, compresi i giornalisti di gossip che fanno da contorno.
Breve, leggero, profondo, libro ideale sulla soglia delle vacanze.
Per la copertina dell'edizione De Donato ringrazio Federico Novaro Libri |
Questo post è dedicato a Clandestina
Io ho trovato straordinari Un uomo solo e Addio a Berlino. Leggerò anche questo, oltretutto bella l'immagine delle due copertine, il cui bianco e nero rende giustizia alle atmosfere di Isherwood.
RispondiEliminaUn saluto Eustaki.
ciao ettore, ti rimando alla parte 2;
RispondiEliminaio sono già in vacanza.
a presto
Clandestina ringrazia, per la dedica e per le riflessioni sul romanzo dal ritmo leggero. consiglia a sua volta un romanzo non leggero, non da vacanza, ma che una volta cominciato non si può più lasciare: Vita e destino di V.Grossmann. più che il destino, contiene la vita.
RispondiEliminaCiao, sono arrivata qui grazie alla segnalazione di Ettore Fobo. Io e te abbiamo fatto la stessa lettura, per due volte, e, per di più, con un identico intervallo...
RispondiEliminaIndovinatissima la similitudine con la lisandra.
@ giacynta, benvenuta negli orti
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