MURAKAMI HARUKI - 2009 / 2011
Volendo schematizzare, la comunità ‘letteraria’ internazionale
può essere suddivisa nei classici tre livelli: basso, medio, alto. Per fare
alcuni esempi, l’uscita di un libro tipo Harry Potter o la saga Twilight è
destinata a raggiungere le vette delle classifiche di vendita di tutto il mondo
e i lettori possono essere definiti lettori con basse aspettative letterarie. I
lettori di livello medio invece considerano
se stessi come pubblico di alto profilo, come veri intenditori e sono quelli
che mandano in classifica in tutto il mondo i libri di Houellebecq, Jonathan
Coe, McEwan, Murakami. Ossia letteratura di livello medio con aspirazioni ‘alte’.
Vi sono, infine, i veri capolavori, i quali sono rari e hanno bisogno di anni
per essere riconosciuti tali. Giusto per
citare uno dei massimi critici viventi, George Steiner, tra i ‘contemporanei’
possono fregiarsi del titolo di ‘classico’ autori come Gadda e Sciascia,
Nabokov, Paul Celan e Thomas Bernhard, Vasilij Grossman. Nessuno dei quali è
vivente.
Fatta questa premessa, che potrebbe benissimo non valere nulla
ed essere tranquillamente ribaltata, il caso di Murakami Haruki è quello che, secondo
l’opinione letteraria (che io definisco ‘media’) mondiale, rappresenta il
Grande Autore contemporaneo. Non solo, ma Murakami sarebbe uno dei pochissimi
scrittori a mettere d’accordo i lettori più esigenti con le masse, visto il successo
planetario della sua ultima trilogia, 1Q84, del quale in Italia Einaudi ha
fatto uscire i libri 1 e 2 nell’autunno scorso.
Ho evitato di leggere qualsiasi cosa sul romanzo, ma anche solo
dai titoli sulla stampa, sui blog in rete, insomma, annusando l’aria, penso si
possa dire che l’uscita in Occidente di 1Q84 sia stata salutata come un vero e
proprio evento. Non ho letto nulla sul romanzo ma ho letto il romanzo, le prime
due parti tradotte in italiano e ho dato un’occhiata al terzo libro in spagnolo.
L’inizio è avvincente, cattura e si vuole conoscere lo sviluppo
della storia, o meglio delle storie, e si è anche portati a riconoscere, con
speranza, la bravura dell’autore ma dopo
circa duecento pagine il romanzo inizia a diventare sempre meno sorprendente e
la speranza di avere tra le mani un capolavoro crolla completamente. Alla fine
del secondo libro l’interesse è definitivamente scomparso.
Che dire? Murakami si sforza proprio tanto per edificare un ‘santuario’
letterario, per usare un termine a lui caro, ma i risultati sono un mezzo
fiasco. Per fare della grande letteratura non basta costruire un elefantiaco
meccanismo narrativo e infarcirlo di citazioni colte. Inoltre, Murakami vuole
spiegare tutto, anche quello che non va spiegato, con il risultato di
appesantire il romanzo con chiarimenti non richiesti e inutili ripetizioni. Ma più
che di romanzo bisognerebbe parlare di manga. 1Q84 è un megamanga, farcito di
tutto, il quale non comunica la benché minima emozione.
Il clamore attorno a Murakami, il fatto che raggiunga tutti e tutti, chi dall'alto e chi dal basso, m'aveva fatto venire una certa curiosità che ammetto non essere scesa. Tagliente la breve recensione, al giorno d'oggi con la letteratura non si sa che pesci prendere!
RispondiElimina@ discepolo, è tutta questione di aspettative. si tratta di un buon romanzone d'intrattenimento anche se questo non è quello che voleva scrivere l'autore, il quale ha pensato troppo in grande.
RispondiEliminagrazie per essere passato dagli orti, sig. nessuno
@ salve biancaneve, è un po' che non ci sentiamo. sto dedicando meno tempo al blog, comunque i tuoi commenti sono sempre sorprendenti e competenti.
RispondiEliminaHouellebecq non lo leggo a prescindere. ebbene sì, lo ammetto, ho dei pregiudizi anzi, adoro certi pregiudizi. su coe siamo d'accordo, la famiglia w mi è piaciuto molto, l'ho consigliato e regalato a diversi amici. il resto è robetta che leggo anche volentieri ma robetta.
su mcewan sono più interdetto. mi è piaciuto amsterdam e recentemente ho utilizzato l'inventore dei sogni per un corso sul bullismo con ottimi risultati ma a dire il vero è un autore che non mi attira (sto leggendo ora cortesie per gli ospiti).
di murakami non ho letto nulla, altro autore che non suscita la mia curiosità però seguirò il tuo consiglio e leggerò l'uccello.
comunque gli autori che ho citato nel post sono i primi che mi sono venuti in mente. bravi, ma io preferisco altro e non necessariamente 'alto'.
un abbraccio
Ho le vertigini e anche a me piace il 'basso'.
EliminaSono il sig. nessuno, sì!
L'inventore dei sogni di McEwan è un'opera giovanile, molto carina ed originale, mentre Amsterdam è forse quello che mi è piaciuto meno.
RispondiEliminaDi lui, se vuoi fartene un'idea più completa, ti consiglio il sopracitato Bambini nel Tempo, Il giardino di cemento (primo romanzo), Cani Neri, Chesil Beach (bellissimo!) e anche l'ultimo, Solar, di cui, se ti va di leggerla, ho scritto la recensione tempo fa:
http://ildolcedomani.blogspot.com/2011/03/solar-di-ian-mcewan.html
Molto apprezzabile anche la sua prima raccolta di racconti: Primo amore, ultimi riti e altri romanzi come L'amore fatale, Espiazione, Sabato, pure se non allo stesso livello, per me, degli altri che ti ho indicato.
Bellissimo anche il film tratto da Il giardino di cemento, con una meravigliosa e giovanissima Charlotte Gainsbourg, pellicola capace di restituire sullo schermo proprio l'atmosfera tipica della scrittura di McEwan.
Su Houellebecq potrei insistere e dirti di provare ad accantonare i tuoi pregiudizi, oppure di mantenerli ma allo stesso tempo di dare comunque un'occhiata a La carta e il territorio, che è un romanzo favoloso.
Comunque fai tu, insomma, ognuno ha le proprie idiosincrasie, anche io ad esempio non leggerei mai alcuni romanzi di alcuni autori a prescindere, come dici tu, ma secondo me sbagliamo entrambi perché magari ci perdiamo qualcosa. E' pur vero che nel panorama letterario c'è così tanto da leggere che uno per forza si perde un sacco di cose e giustamente, dovendo selezionare il proprio tempo, conviene dedicarsi a ciò che davvero ci appassiona. Che so, prima di leggere Houllebecq capisco che uno magari voglia approfondire, per dirne uno, Kafka (tanto per fare un esempio).
Vabbè, ci siamo capiti, su questo ti do ragione.
Un saluto, è sempre un piacere farsi una chiacchierata sulla letteratura.
P.S.:
RispondiEliminaAnche io ho regalato ad un sacco di persone La famiglia Winshaw di Coe. ;-)
Hai letto I terribili segreti di Maxwell Sim? Non male fino ad un certo punto, si perde molto sul finale, affretta un po' le cose e alla fine trova un espediente per chiudere che mi sa tanto di deus ex machina.
Di Paul Auster che mi dici? A me piace molto. Non tutto buono, ma opere come L'invenzione della solitudine, Trilogia della citta di New York, Moon Palace, Mr. Vertigo e Invisibile sono davvero valide.
@ discepolo
RispondiEliminaIn realtà non esiste "basso" o "alto", esistono solo libri scritti bene e libri scritti male, libri che dicono qualche cosa, libri che non dicono nulla, libri che si aprono a riflessioni di carattere universale, libri che restano ancorati al mero dato narrativo, incapaci di... prendere il volo? In questo senso forse si parla di letteratura "bassa", che appaga momentaneamente e basta, ma non in senso necessariamente discriminatorio.
Comunque non bisogna aver paura di confrontarsi con i grandi testi, posson far venire le vertigini, è vero, ma è solo l'impressione, non si cade mica. ;-)
@ biancaneve,.. sei incredibile, praticamente biancapedia!
RispondiEliminasì, lo so che houe dovrei leggerlo, ma è un'antipatia istintiva. però per me che fondamentalmente sono un geografo il titolo che citi è molto stimolante. me lo segno.
maxwell l'ho abbandonato dopo poche pagine. mi è rimasta una pessima impressione, ma forse mi sbaglio con un altro suo libro, ora non posso controllare.
di auster parte della trilogia, ma non mi ha impressionato. l'ho regalato.
ti saluto. per ora..
Ma no, ma quale biancapedia, è che con questi autori ho il gioco facile perché li seguo da anni ed ho letto praticamente tutto di loro. ;-)
EliminaPoi ce ne sono moltissimi altri che non conosco, ovviamente.
Diciamo che io sono un po' una furbetta perché faccio valere molto quel poco che conosco. ;-)
Un saluto a te.