ANDREJ TARKOVSKIJ - 1975
I soldati sovietici attraversano il Sivaš nella II Guerra Mondiale
in seppiate e sgranate immagini di repertorio. La voce fuori campo declama una poesia:
Nei
presentimenti non credo,
e i presagi non temo.
Non fuggo la calunnia né il veleno,
non esiste la morte:
immortali siamo tutti, e tutto è immortale.
Non si deve temere la morte,
né a diciassette né a settant'anni.
Esistono solo realtà e luce:
le tenebre e la morte non esistono.
Siamo tutti ormai del mare su la riva,
e io sono tra quelli che traggono le reti,
mentre l'immortalità passa di sghembo…
e i presagi non temo.
Non fuggo la calunnia né il veleno,
non esiste la morte:
immortali siamo tutti, e tutto è immortale.
Non si deve temere la morte,
né a diciassette né a settant'anni.
Esistono solo realtà e luce:
le tenebre e la morte non esistono.
Siamo tutti ormai del mare su la riva,
e io sono tra quelli che traggono le reti,
mentre l'immortalità passa di sghembo…
Paesaggio invernale, neve accecante su cui i contorni scuri di
alberi e figure disegnano una traccia filigranata. Macchina da presa posta in
alto ad inquadrare il paesaggio fino all’orizzonte. Sul pendio innevato che
scende al fiume persone indaffarate, un cavallo traina una slitta, ragazzi
giocano e scivolano sugli slittini (Rosebud…). Ferma nello stesso punto la
macchina da presa ruota lentamente verso destra mentre dal secondo piano un
ragazzo risale l’erta per giungere davanti all’obiettivo in un primissimo piano
ad occupare l’intero campo visivo col suo volto.
Stacco. Di nuovo immagini storiche della vittoria. Fuochi d’artificio.
L’Armata Rossa a Berlino. Un cineoperatore riprende il cadavere del Fuhrer tra
le macerie. Il fungo atomico.
Stacco. Il ragazzo nella neve. Macchina da presa fissa. Campo lungo
con il ragazzo a figura intera e sullo sfondo il solito andirivieni delle
piccole figure. Un uccello entra da sinistra e va a posarsi sulla testa del
ragazzo che lentamente lo prende in mano.
Nuove immagine di repertorio. Mao e il libretto rosso.
Meno di cinque minuti, il regista procede per accumulo. Scene diverse,
codici espressivi diversi per un risultato altamente poetico ed emozionale. Arte
visiva al massimo livello.
La poesia è del padre di Tarkovskij, Arsenij. I capolavori sono di Bruegel, metà del '500.
fantastico,niente altro da dire di lui e della sua opera
RispondiElimina