cinema

lunedì 5 novembre 2012

LEONARDO / MICHELANGELO / RAFFAELLO

FIRENZE, OTTOBRE 1504

Rubens, copia da Leonardo, La battaglia di Anghiari
Raffaello, Stanza di Eliodoro



Ottobre 1504, a Firenze si incrociano i tre geni assoluti del Rinascimento italiano. Leonardo ha 62 anni, è circondato da un’aurea di rispettata venerazione. Elegante, conscio della sua grandezza, è rientrato in città dopo le burrascose vicende che stavano insanguinando l’Italia settentrionale e che lo avevano visto passare di corte in corte fino all’incarico, ricevuto dal gonfaloniere Soderini, di affrescare il Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio per quella che sarebbe stata la sfida del secolo. Quella con Michelangelo, impegnato anch’egli ad affrescare lo stesso salone.

Michelangelo non ha ancora trent’anni ma è il personaggio del momento. Reduce dalla Pietà di Roma, è l’unico in grado di tener testa al celebrato maestro di Vinci. Ha iniziato come pittore ma ha conosciuto la fama grazie alla scultura ed ha un carattere completamente diverso da Leonardo. Lunatico, rustico, non veste panni ricercati, fugge la mondanità e i cenacoli di artisti frequentati da Leonardo.  Michelangelo è consapevole della sua grandezza anche se accessi di umor melanconico lo portano a momenti di smarrimento.

La sfida è sfida a tutti gli effetti. La concezione dell’arte per i due geni, pur partendo da un comune sostrato culturale neoplatonico, si manifesta con esiti formali profondamente diversi. Diversi anche dal punto di vista generazionale, Leonardo aveva subito l’ascesa del giovane Michelangelo non nascondendo una certa stizza per il fatto che lui, maestro indiscusso lavorava nella corti periferiche della Padana e non era stato chiamato per lavorare alla  Sistina, il cantiere più prestigioso dell’epoca e nel quale Michelangelo aveva raggiunto la fama. L’incarico ricevuto dalla Repubblica sarebbe stata l’occasione per dimostrare la sua superiorità nei confronti di colui che in fondo era principalmente uno scultore.

In città non si parlava d’altro, la preparazione per gli affreschi diventa una vera scuola per gli artisti cittadini e non solo. Proprio per assistere al cantiere formativo di Palazzo Vecchio giunge in città dai gioghi umbro-marchigiani un giovane dipintore con una lettera di raccomandazione al Soderini vergata da Giovanna Feltria, sorella del Duca di Montefelro. Raffaello Santi è un ventenne che proprio dall’autunno del 1504 inizierà quell’ascesa che lo porterà a vertici artistici assoluti grazie  all’elaborazione di un percorso che si configura come una somma sintesi delle concezioni estetico-formali dei due maestri.

Gli affreschi di Palazzo Vecchio non avranno una sorte fausta come l’entusiasmo suscitato. La Battaglia di Cascina di Michelangelo resterà su cartone, non finita e mai trasferita su parete per la partenza dell’artista per Roma. La Battaglia di Anghiari, una volta affrescata si deteriorerà subito per errori tecnici. Ma grazie a tale apprendistato artistico Raffaello formerà quella personalità che lo condurrà alle Stanze e agli altri capolavori romani.


Michelangelo, Studio per La battaglia di Cascina; Raffaello, Stanza di Borgo
 


 

3 commenti:

  1. Grandioso. Dove è possibile reperire dettagli storici su tale argomento? Grazie!

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  2. grazie anonimo, ma queste sono informazioni che ho sedimentato in anni di letture
    torna a trovarmi negli orti se ti va

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  3. Bell'articolo. Leonardo e Michelangelo però erano più simili di quanto si pensi dal punto di vista artistico, e simile fu il loro volto nella piena maturità come si può scorgere paragonando l'Autoritratto di Leonardo con il ritratto di Michelangelo eseguito da Daniele di Volterra. Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo.

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