MILCHO MANCHEVSKI - 1994
Prima
della pioggia è un film che ha molti pregi ma anche qualche difetto.
La sceneggiatura, studiatissima e letteraria, si sviluppa in tre capitoli/episodi: Parole; Facce; Immagini. I titoli sono evidenziati con i caratteri bianchi preceduti dai cardinali 1,2,3, proprio come i capitoli di un libro. La struttura è circolare anzi, è un “cerchio che non è rotondo” il cui “tempo non muore” come Padre Marko sentenzia all’inizio del primo episodio. Astraendo, possiamo sconfinare nella matematica pura e considerare i tre elementi del film come costituenti un insieme iperreale. In matematica iperreale è un numero appartenente all'insieme
R* , una struttura che può
essere costruita a partire da R, ma che risulta più ampia
rispetto a quella reale.
La sceneggiatura, studiatissima e letteraria, si sviluppa in tre capitoli/episodi: Parole; Facce; Immagini. I titoli sono evidenziati con i caratteri bianchi preceduti dai cardinali 1,2,3, proprio come i capitoli di un libro. La struttura è circolare anzi, è un “cerchio che non è rotondo” il cui “tempo non muore” come Padre Marko sentenzia all’inizio del primo episodio. Astraendo, possiamo sconfinare nella matematica pura e considerare i tre elementi del film come costituenti un insieme iperreale. In matematica iperreale è un numero appartenente all'insieme
Manchevski
elabora il suo film come una teoria. Vuole
mettere in scena la violenza del mondo reale, la brutalità della Storia ma per
fare ciò scardina le coordinate della logica e della consequenzialità. In poche
parole, la storia raccontata, risultante dall’incastro dei tre addendi filmici,
si avvolge su se stessa facendo emergere fastidiose incongruenze temporali. Ed il
risultato è opposto a quello che probabilmente voleva ottenere il regista. La violenza
mostrata non riesce ad essere un pugno nello stomaco per un eccesso zelo
teorico che rende banale proprio quella Storia (le guerre nella ex-Yugoslavia)
che invece doveva, nella sua pura e semplice Realtà, restare il tratto
sostanziale del film. Non a caso, per colpire, il regista deve ricorrere ad
espedienti del tutto marginali rispetto al canovaccio principale, come l’olocausto
delle tartarughe o il gatto squassato da una mitragliata.
Ma il
film è fatto di immagini, suoni, parole e non c’è dubbio che Prima della
pioggia sia ben girato. I silenzi del primo episodio, Parole, sottolineati
dalle voci della liturgia ortodossa con la mirabile scena della ‘passione’ con
le pie donne straziate dal dolore per la morte del familiare; la vita rurale
nei villaggi di pastori e i pranzi nell’aia polverosa nell’ultimo episodio sono
testimonianza di un certo talento che però sta faticando, dopo questo
promettente esordio ormai lontano, a consacrarsi definitivamente.
Proposto
in una prima superiore, il film non è stato compreso. Alla fine della visione i
ragazzi, sconcertati, non sono riusciti a capire quello che avevano visto. È stata
necessaria una seconda visione per definire almeno i personaggi principali e,
nonostante che il film fosse la conclusione di una serie di lezioni sulla
ex-Yugoslavia, non vi hanno trovato una chiave per entrare in quel mondo. In sostanza,
non sono stati capaci di decodificare il codice comunicativo utilizzato dal
regista. Alla fine è rimasta loro solo l’immagine del gatto, accolta da alcuni
con sonore risate, da altri con esclamazioni di sdegno.
bè, se non si trova la chiave di lettura,fallimento totale,purtroppo...ciao amico carissimo come te la passi?
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