Una
narrazione inevitabilmente circoscrive uno spazio di tempo limitato. C’è un
tempo anteriore ai fatti narrati e ci sarà un tempo futuro. Andrei Zvyagintsev racconta qualche giorno di una 'memorabile' vacanza
estiva di due fratelli adolescenti, Ivan e Andrei e noi restiamo attoniti per
la sicurezza espressiva di un regista esordiente che ha sì alle spalle maestri
come Eisenstein, Tarkovski e Sokurov ma che senza esitazioni, fin dalle prime
immagini, si impone come Autore.
C’è quindi
una storia che occupa qualche giorno ed è narrata con rigore, secondo una
scansione che comprende un prologo, lo svolgimento e un finale a cui segue una
breve appendice extrafilmica, per uno schema a – B – c (d). Il prologo si apre
con lo stesso motivo del ‘drowning by water’ con cui si chiude il finale ad
incorniciare il segmento centrale, un viaggio (quest) per terra e per acqua che
oscilla tra bildungsroman, giallo di suspense, dramma psicologico.
Ma il
valore aggiunto, che fa de Il ritorno
un capolavoro, è che il regista riesce a non esaurire la sua opera nei limiti
imposti dalla durata filmica (tempo di 105 minuti) e dal supporto su cui viene
proiettato (fotogramma/schermo) ma supera questa bidimensionalità per aprire
spazi “prima” e “dopo” di fronte ai quali lo spettatore viene lasciato senza
guida. Il regista ha, in tal senso,
costruito Il ritorno con un
inizio e una fine chiari, certi. Tra inizio e fine tutto è credibile, profondo,
emotivamente coinvolgente e sorprendente. Giunti al fondo nero su cui appaiono i titoli di
coda la storia è indubbiamente finita ma subito si aprono i vuoti: quello della
storia che precede l’inizio e quello della storia che segue la fine. Ormai siamo
catturati entro lo spazio narrativo raccontato e ci assalgono l’horror vacui e
il senso di vertigine di fronte a queste storie non scritte. Siamo come Ivan
sulla torre, sconvolto dal vuoto sotto di sé.
È una
sensazione di angoscia sia per la mancanza di risposte circa il passato che per
i dubbi su cosa riserverà il destino ai protagonisti dopo l’esperienza vissuta.
Noi siamo entrati nel racconto e fatalmente il racconto è entrato in noi.
scrivi sempre post splendidi...ciao carissimo....mm,forse torno al blog anche io, devo solo decidere che farne..eh....
RispondiEliminacaro roberto, sei troppo gentile. il blog è un passatempo. non ne sono schiavo. quando ho qualcosa da dire scrivo. un abbraccio e informami sull'uscita del nuovo romanzo di chiara
RispondiEliminail romanzo è uscito..ti mando una mail..sei troppo gentile..e scrivi cose troppo interessanti
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