“Ci sono due tipi di dolore, quello che ti rende forte e il
dolore inutile, ovvero quello che è solo sofferenza. Io non ho pazienza per le
cose inutili. Momenti simili richiedono qualcuno che agisca, che faccia il
lavoro spiacevole, la cosa necessaria. Ecco, niente più dolore”. Su un
marciapiede di un quartiere residenziale di Washington D. C., il Congressman
Francis Underwood ha appena ucciso il cane dei vicini con le proprie mani. Il
cane era appena stato investito da un’auto e l’attore Kevin Spacey pronuncia
queste parole rivolgendosi allo spettatore. Questo è l’ormai celeberrimo inizio
della serie TV House of Cards,
trasmessa in Italia da Sky Atlantic con il sottotitolo poco efficace Gli intrighi del potere.
La serie ha riscosso un ottimo successo negli USA ma sta
ottenendo ancora più successo all’estero. Cercare di mettere a nudo il cinismo
e la doppiezza degli uomini del potere è un tema che, specie dopo lo scandalo
Watergate, è diventato un sottogenere cinematografico e televisivo. Memorabile Wag The Dog di Berry Levinson con le
star De Niro-Hoffman, dove la materia della manipolazione scientifica della
realtà a fini politici veniva svolta in chiave ironica. In House of Cards gli autori si mantengono sul dramma a tinte fosche
sia a livello di racconto che di uso della fotografia. Le diverse tracce di
racconto sono noir e anche i risvolti di sesso assumono una connotazione di
cupa disperazione. Gli esterni sono spesso nuvolosi e la tonalità prevalente è
quella di un grigio seppiato. A parte la sala ovale con i suoi bianchi laccati,
gli interni sono dominati dalle tinte smorzate. In particolare, il lussuoso
appartamento di Underwood e consorte, dove il legno di infissi e mobilio
assorbe, smorzandola, ogni fonte di luce.
La serie è scritta benissimo, ha due protagonisti, la coppia
Underwood, e pochi personaggi corollari. La struttura è quindi compatta e le
vie di fuga narrative, tipiche delle serie tv, sono limitate e tutte
riconducibili al filone principale che è la conquista del potere. Negli episodi
non ci sono storie secondarie, mini plot e divagazioni verso personaggi
marginali ma tutto è funzionale ai coniugi Underwood il cui rapporto è la vera
forza della serie. Ovviamente il centro della scena è occupato da Kevin Spacey,
ma episodio dopo episodio è la moglie, Claire Underwood, interpretata
dall’ottima Robin Wright, che riesce a porsi allo stesso livello del marito.
Anzi, è proprio la strana natura della loro relazione di coppia l’elemento più
riuscito della serie.
Altro punto di forza, anche se meno originale e di più facile
presa, è il dialogo che si crea tra Underwood e lo spettatore. Nel bel mezzo di
una scena il protagonista si estranea e si rivolge a chi sta guardando. Questo
espediente risulta particolarmente riuscito nel momento in cui Francis sta
giurando in qualità di Vicepresidente degli Stati Uniti: “Giuro di assumere questo incarico liberamente,
senza alcuna riserva mentale o qualsiasi scopo non legale” a questo punto la
dichiarazione viene sospesa, Francis ci guarda e afferma “Ad un passo dalla
Presidenza, senza che nemmeno un elettore abbia messo la croce sul mio nome. La
democrazia è veramente sopravvalutata”. Segue il resto del giuramento.
Come ogni serie che si rispetti, c’è il rischio dipendenza.
Bellissimo e sono già dipendente
RispondiEliminahttp://timeisonmysideblog.blogspot.it/2014/04/house-of-cards.html
Ciao Eustaki ..come va ?
carissimo anto, c'è il sole, quindi va bene. livorno grillina. mah..
Eliminascopro che sei di livorno..ho vari amici blogger e feibucchiani tuoi concittadini,in rimis sassicaia(stef ilari)..vabbè,che mi frega,dirai tu..eheh..ciao carissimo
Eliminabrazzz: livornese è reanto. io sono un po' più a nord
EliminaLivorno è al collasso e di conseguenza protesta
Elimina@brazzz....confuso e felice :D
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