MICHAEL R. ROSKAM - 2014
Al posto
delle chiese cattoliche sorgeranno condomini dai vetri colorati. Il quartiere
della grande città è un villaggio dove tutti si conoscono. Polacchi, latinos,
ceceni. Il bar in fondo alla strada è un ritrovo di amici, dove si parla di
Super Bowl, dei prossimi tagli al welfare e come si farà con i vecchi all’ospizio.
Vita quotidiana circoscritta entro i limiti di qualche isolato. Manhattan è
lontana, sull’altra riva.
Nelle esistenze vuote dove tutti si conoscono ma sono
e si sentono profondamente soli, possono capitare fatti insoliti che vengono
anch’essi accolti come se fossero routine, incapaci di scalfire cuori
inariditi. Braccia amputate, mazzette di banconote insanguinate, cadaveri
disciolti nella soda caustica, esecuzioni spicciole senza troppe esitazioni.
La trama è
solida, tratta da un romanzo di Denis Lehane (Mystic River, Shutter Island) che lo stesso autore ha sceneggiato per il
film. Il regista è il belga Michaël R. Roskam, conosciuto
grazie al bel Rundskop. I colpi di scena avvengono quasi casualmente e li accettiamo
con la stessa rassegnazione con cui vengono accettati dai personaggi del film.
Ruoli
ben definiti, anche quelli secondari e recitazione di alto livello. Colonna sonora
misuratissima e fotografia che si adegua perfettamente alle situazioni. Un film
senza effetti, di vera sostanza, che trasmette un messaggio atroce: quanto sia
ormai diventato banale il male e quanto ci si stia assuefacendo a questa
verità.
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