cinema

domenica 25 gennaio 2015

UMBERTO ECO

NUMERO ZERO - 2015


L’ultima ‘fatica’ di Eco è puro divertissement. Un romanzetto televisivo che si consuma in un lampo come la lettura ”di una rivista per coiffeuse pour dames e sale d’aspetto dei dentisti”, per citare lo stesso Eco. O meglio, come lo script di una trasmissione di approfondimento tipo Rai Storia oggi, Rai Tre nel ’92, per dare un senso all’aggettivo televisivo. E nelle ultime pagine si verrà a sapere che tutte le colpe – o i meriti – sono, guarda caso, di Corrado Augias e del suo Telefono Giallo. 

A tal proposito, ricordo una puntata di quella trasmissione targata Guglielmi in cui si affrontava un fatto di cronaca, avvenuto la notte di San Giovanni nella necropoli etrusca di Veio. Un ospite in studio metteva in evidenza che “proprio nella stessa notte inizia l’ultimo romanzo di Umberto Eco”, e Augias ammetteva candidamente di non saperlo.

La lettura di Numero Zero è spassosa. Le riunioni di redazione che vogliono attuare campagne diffamatorie, strumentalizzazioni, allusioni surrettizie sono quelle già descritte, per non andare troppo lontano, da Bellocchio in Sbatti il mostro in prima pagina. Anche se il regista usava una chiave politico-psicologica, mentre Eco usa il registro semiologico-enigmistico, molto più adatto ad una graphic novel.

Altro tema è quello del complotto, chiodo fisso di Eco, che se la cava da maestro nel condensare in poche pagine tutti i misteri d’Italia, dalla morte di Mussolini alla strage di Capaci. È questa la parte migliore del romanzetto, che viene narrata dal giornalista Braggadocio. 

Interessante sarebbe fare l’indice dei nomi citati, tra i quali salterebbe agli occhi un’assenza. Quella di Mino Pecorelli, ma forse proprio il giornalista di OP potrebbe celarsi dietro al vero Tusitala di Numero zero, Braggadocio, appunto. Il quale, tra l’altro, ripesca, genialmente, la storia di Antonio Boggia.

Se questa è la parte riuscita, debole, debolissima è la vicenda ‘rosa’ che lega il narratore principale a Maia. Nelle battute finali assistiamo ad un dialogo che annovera battute quali: “Il mondo è un incubo amaro. Io vorrei scendere, ma mi hanno detto che non si può, siamo su un rapido senza fermate intermedie”.

La lettura di Numero Zero è divertente, gustosa, intelligente, vera letteratura di consumo ma non definiamolo un capolavoro. Sciascia, per fare un esempio, è ben altra cosa.


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