cinema

martedì 5 maggio 2015

JERZY KAWALEROWICZ

POCIAG
IL TRENO DELLA NOTTE - 1959


Bianco e nero, camera che dall’alto riprende gente in movimento in una stazione. Scorrono i titoli di testa e parte il jazz della colonna sonora. Non è un film francese di Louis Malle, siamo in Polonia alla fine degli anni Cinquanta e il regista Jerzy Kawalerowicz ci lascia letteralmente a bocca aperta per la bravura con cui dirige questo classico del cinema polacco. È soprattutto il suo modo di usare la macchina da presa che colpisce. A parte qualche angolatura eccentrica, il registra riprende le scene entro limiti strettissimi di movimento. 

Quasi tutto il film è girato negli angusti e affollati spazi del corridoio di un treno o negli scompartimenti. Questi ambienti di ridotte dimensioni vengono ampliati da punti di fuga quali finestrini, specchi o porte di altri scompartimenti che, aprendosi, guidano lo sguardo, oltre i passeggeri, entro nuove quinte. In queste scene la macchina da presa è un occhio, posto ad altezza umana. Un occhio curioso, che sbircia, che scruta le facce, che entra nell’intimità degli altri, oltre le porte socchiuse. Fino all’espediente estremo in cui la macchina da presa coincide con lo specchio al quale la protagonista si avvicina per togliersi un bruscolo dall’occhio.

Anche se è quella che fa la differenza, non c’è solo tecnica di ripresa in Pociag. C’è anche una storia, forse un po’ scontata ed infatti, più del plot narrativo, è interessante l’ambiente relazionale che il film crea. Come in Stagecoach, il viaggio in treno accosta una serie di personaggi, di figure, che nel corso delle ore assumono ruoli precisi, paradigmatici. Il viaggio e la condivisione dell’avventura notturna costruiscono una comunità, destinata a sciogliersi con l’arrivo alla meta, sulle rive del Baltico.


Tutto in questo film è elegante. Fotografia, colonna sonora, gli attori e, naturalmente, la regia, che elude coraggiosamente ogni riferimento ai temi sociali e progressivi cari al cinema d’Oltrecortina. Il facile accostamento a Hitchcock, proposto dalla critica, mi sembra limitato alla circostanza degli ‘sconosciuti in treno’. Del resto, la famosa scuola nazionale di cinema di Lodz, a pochi anni dalla fondazione, costituiva già una delle più importanti officine culturali, non solo della Polonia, ma dell’intera Europa.



1 commento:

  1. lo vedo fra pochissimo, intanto ho visto da poco "Madre Giovanna degli angeli"

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