NITIN SAWHNEY - 2011
È da qualche
anno che seguo Nitin Sawhney e adesso mi gusto il suo ultimo lavoro. Lavoro
molto meditato, un concept che segue i pensieri e gli stati d’animo di Donald
Meaning, un incattivito uomo del nostro tempo che vive rinchiuso in casa a
inveire contro il mondo. Un uomo solo, abbandonato dalla moglie che gli ha
lasciato un registratore con un demotape che contiene la serie di canzoni che
costituisce l’album. Le canzoni, intervallate dalle imprecazioni di Meaning,
interpretato dal grande attore John Hurt, ricostruiscono un’esistenza, un
percorso che si chiuderà proprio con un’apertura verso il mondo, la luce, il
sole. Last days è un bel disco, il più maturo del compositore inglese. L’idea
del concept riprende quanto già sperimentato in London Undersound del 2008,
album interessante ma non pienamente calibrato. Anche lì c’era l’idea di
intervallare le traks da interludi, in quel caso situazionali-ambientali rumoristici, legati alla metropolitana
londinese.
Questo
progetto è invece più omogeneo, studiatissimo in ogni particolare, con alcuni
brani davvero belli. Nitin è autore dei testi, delle musiche, produce, arrangia
e suona vari strumenti (chitarre, basso, banjo, ukulele, piano, programmazioni
elettroniche…). La strumentazione è ampia e policroma e va dagli archi classici
alle percussioni agli strumenti della tradizione indiana. Impeccabili tutti i
collaboratori, cantanti e musicisti, tra i quali spicca il giovane ma già
riconosciuto ‘grande Maestro’ Soumik Datta, virtuoso del sarod, strumento a
corde dell’Hindostan.
Musicalmente
l’album è il tipico crossover di Sawhney, sia tra vari generi musicali che tra
aree geografiche e culturali. Si parte con un diabolico blues con tanto di
armonica e la potente voce di Yolanda Quartey e a seguire brani che mescolano
oriente e occidente, ambient e cadenze urban, ballate pianistiche e pop songs
etnoelettroniche.
Last Days of
Meaning va ascoltato tutto di seguito per coglierne l’impianto unitario di base
sul quale si innestano i veri episodi esistenziali. Tra di essi mi piace
ricordarne in particolare due, Say you will, con un sarod che mi ha
istintivamente riportato a un brano di Eno del 1978 a cui sono molto legato;
Taste the air con Natty vocalist a ripetere il miglior brano di London
Undersound, Days of fire.
Ciao Eustaki, è da un po' che non ci sentiamo.
RispondiEliminainteressante questo Nitin che non conoscevo.
Nel post leggo di un riferimento a Brian Eno, che a me piace molto. A quale brano ti riferisci?
fammi sapere
ciao saverio, ben tornato.
RispondiEliminacome stai?
per il rifermento a eno, ho in mente un post a breve, quindi non ti dico altro
a presto