PAUL CELAN - 1967
Martin Heidegger, la Hutte e la fontana; nella poesia:
questa / bevuta dalla fontana con il / dado stellato sopra
|
25 luglio 1967. Nell’idillio della Foresta Nera, in una baita –
la Hütte – sprofondata nel verde di
boschi e di radure fiorite, si incontrano Paul Celan e Martin Heidegger.
Incontro carico di contrastanti aspettative e di malcelate tensioni. E quello che avrebbe dovuto essere l’idillio
hölderliniano della selva brulicante
di vita, della natura al suo culmine, della hütte
solitaria e tranquilla in realtà si mostrerà come casetta di Hansel e Gretel,
inquietante luogo degli orrori. Almeno è ciò che si è portati a credere dopo
aver assorbito il risultato di quell’incontro, il testo poetico ‘Todtnauberg’
che Celan compone i primi giorni di agosto, qualche giorno dopo la salita alla Hütte.
Otto brevi stanze che sono la cronaca dell’evento,
caratterizzate dalla solita frammentazione sintattica e dalla costruzione prevalentemente
nominale o ellittica delle preposizioni: solo tre verbi finiti, coniugati tra
l’altro alla terza persona singolare, nei 26 versi della poesia.
La visita al tanto studiato filosofo più importante del
Novecento ha per Paul Celan significanze ambivalenti. Da un lato Heidegger è il
pensatore (l’unico riferimento nel testo al filosofo è il vago eines Denkenden) che ha affrontato il tema
del linguaggio il quale costituisce uno dei nuclei fondanti della poetica e
dell’espressione lirica di Celan. Dall’altro Heidegger è l’intellettuale del
Regime che proprio nella stessa Hütte
radunava nazisti per i suoi incontri filosofici, e che mai è tornato sul suo imbarazzante
passato.
Una parola di presa di distanza, magari di abiura è ciò che
Celan si aspetta salendo alla Hütte. E
Heidegger? Con quale spirito si apprestava ad incontrare il sopravvissuto alla
Shoah? Era pronto il grande Denkenden a ricevere il poeta che egli stesso
considerava il ‘più avanzato di tutti’? Stimato e apprezzato ma anche fonte di
fastidioso disagio, è da supporre.
Il 25 luglio del 1967 Celan sale alla Hütte atteso da Heidegger.
L’incontro sarà un non-incontro. Dalla cronaca-poesia e dai
numerosissimi saggi interpretativi che la più illuminata critica mondiale ha
prodotto su di essa, possiamo dire che tra i due non vi è stata quasi
comunicazione.
Todtnauberg è il resoconto di un fallimento, di una speranza che
si trasforma in disappunto, di segni dapprima positivi e anche di buon auspicio
(i due fiori-emblemi iniziali) che subito dopo aver varcato la soglia della Hütte vengono sostituiti da simboli che testimoniano non
solo l’impossibilità di interazione tra il poeta e il filosofo ma anche dolore
e morte.
Ogni singola parola, ogni suono, ogni a capo, il prima, il dopo,
tutto di questa poesia è stato analizzato ed interpretato. Leggerla e
rileggerla è sentirla sempre di più ed ogni lettura è un vivere la storia,
quella Grande del Secolo Breve e quella minima, intima ed ugualmente grande,
del poeta ‘più avanzato di tutti’ come Heidegger ebbe a dire di Paul Celan.
Bellissimo post! Un incontro che chissà ancora cosa cela, nonostante i versi di Celan. Grazie per l'interessante contributo.
RispondiEliminagrazie, il merito è di paul celan!!
RispondiEliminache stronzata di resoconto!
RispondiEliminaheidegger era un nazista (vedi l'ultimo libro di faye). celan un grande poeta che si lasciò abbindolare momentaneamente dai deliri fumosi di h.
Hi nice reeading your post
RispondiElimina