BEN WHEATLEY - 2009
Positivamente impressionati da Kill list, opera seconda di Ben
Wheatley, abbiamo subito cercato di vedere il suo film d’esordio, Down Terrace. Ebbene,
il regista inglese ci sa fare, ci sa proprio fare.
Commedia nera psicologica, gangster movie, thriller, dramma
familiare, film teatrale, terapia di gruppo, grottesco trattato antropologico e
via dicendo, Down Terrace, come il successivo Kill list mescola i generi e
sorprende lo spettatore.
Il regista svela meno del necessario e lascia il compito della ricostruzione
della storia allo spettatore e alla sua interpretazione degli indizi che si
accumulano quasi casualmente nel quotidiano succedersi dei giorni che
scansionano la durata, annunciati a grandi caratteri sullo schermo (lunedì,
martedì..).
Quotidianità. La prima metà buona del film è un interno
familiare, campi ristretti sui personaggi, ripresa amatoriale, bevute, fumate,
visite di conoscenti, poi avviene un repentino cambio di marcia con l’accelerazione
verso la surreale (?) conclusione.
Girato con un budget ridottissimo, il film è pieno di trovate,
una sola delle quali, in un film italiano, farebbe gridare al capolavoro i
critici ufficiali di casa nostra. Ecco tre nuclei filmici come esempio di competenza
e intelligenza registica.
Aspetto tematico: relazioni tra i membri della famiglia. Il triangolo
affettivo/conflittuale padre-madre-figlio è rappresentato in maniera perfetta
(senz’altro aiuta il fatto che i due attori sono effettivamente padre e
figlio). Le ambivalenze emozionali vengono sottolineate sarcasticamente con il
risultato di creare un velo di nera ironia attorno alla Famiglia.
Aspetto narratologico: carica simbolica della dialettica
interno/esterno. Il film è prevalentemente girato “dentro” la casa ma rilevanza
viene data alla porta-soglia, cioè alla linea di demarcazione e di passaggio
tra il dentro e il fuori. E decisamente connotati sono tutti gli episodi in
esterno presenti solo nella seconda parte del film. La stessa dialettica
interno/esterno viene usata nelle due brevi sequenze iniziali, prima di entrare
in casa: padre e figlio in esterno, appena usciti di prigione, fatto che sarà
il leitmotiv del film, e padre e figlio all’interno della macchina, il cui
silenzio viene riempito dal notiziario radio sui conflitti in Medio Oriente.
Aspetto tecnico: l’uso del sonoro. Qui Wheatley conferma di
essere veramente bravo. Non c’è accompagnamento musicale tradizionalmente
inteso. Ci sono tre livelli di sonoro. Qualche canzone, prevalentemente ballate
acustiche, a fare da raccordo tra le ‘scene importanti’ o a contrasto con quanto rappresentato, come nella bellissima scena dell'infarto; la musica suonata
dagli stessi personaggi con la funzione di stemperare la tensione; fastidiosi
effetti elettronici per evidenziare la patologia di certe situazioni.
P.S. si potrebbe definire una linea che lega Down Terrace, l’australiano
Animal Kingdom e il belga Kill me please, film molto graditi ma che rendono
ancora più apprezzabile questa opera prima.
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