cinema

domenica 11 marzo 2012

BEN WHEATLEY

DOWN TERRACE
BEN WHEATLEY - 2009




Positivamente impressionati da Kill list, opera seconda di Ben Wheatley, abbiamo subito cercato di vedere il suo film d’esordio, Down Terrace. Ebbene, il regista inglese ci sa fare, ci sa proprio fare.

Commedia nera psicologica, gangster movie, thriller, dramma familiare, film teatrale, terapia di gruppo, grottesco trattato antropologico e via dicendo, Down Terrace, come il successivo Kill list mescola i generi e sorprende lo spettatore.

Il regista svela meno del necessario e lascia il compito della ricostruzione della storia allo spettatore e alla sua interpretazione degli indizi che si accumulano quasi casualmente nel quotidiano succedersi dei giorni che scansionano la durata, annunciati a grandi caratteri sullo schermo (lunedì, martedì..).

Quotidianità. La prima metà buona del film è un interno familiare, campi ristretti sui personaggi, ripresa amatoriale, bevute, fumate, visite di conoscenti, poi avviene un repentino cambio di marcia con l’accelerazione verso la surreale (?) conclusione.

Girato con un budget ridottissimo, il film è pieno di trovate, una sola delle quali, in un film italiano, farebbe gridare al capolavoro i critici ufficiali di casa nostra. Ecco tre nuclei filmici come esempio di competenza e intelligenza registica.

Aspetto tematico: relazioni tra i membri della famiglia. Il triangolo affettivo/conflittuale padre-madre-figlio è rappresentato in maniera perfetta (senz’altro aiuta il fatto che i due attori sono effettivamente padre e figlio). Le ambivalenze emozionali vengono sottolineate sarcasticamente con il risultato di creare un velo di nera ironia attorno alla Famiglia.

Aspetto narratologico: carica simbolica della dialettica interno/esterno. Il film è prevalentemente girato “dentro” la casa ma rilevanza viene data alla porta-soglia, cioè alla linea di demarcazione e di passaggio tra il dentro e il fuori. E decisamente connotati sono tutti gli episodi in esterno presenti solo nella seconda parte del film. La stessa dialettica interno/esterno viene usata nelle due brevi sequenze iniziali, prima di entrare in casa: padre e figlio in esterno, appena usciti di prigione, fatto che sarà il leitmotiv del film, e padre e figlio all’interno della macchina, il cui silenzio viene riempito dal notiziario radio sui conflitti in Medio Oriente.

Aspetto tecnico: l’uso del sonoro. Qui Wheatley conferma di essere veramente bravo. Non c’è accompagnamento musicale tradizionalmente inteso. Ci sono tre livelli di sonoro. Qualche canzone, prevalentemente ballate acustiche, a fare da raccordo tra le ‘scene importanti’ o a contrasto con quanto rappresentato, come nella bellissima scena dell'infarto; la musica suonata dagli stessi personaggi con la funzione di stemperare la tensione; fastidiosi effetti elettronici per evidenziare la patologia di certe situazioni.

P.S. si potrebbe definire una linea che lega Down Terrace, l’australiano Animal Kingdom e il belga Kill me please, film molto graditi ma che rendono ancora più apprezzabile questa opera prima.

Nessun commento:

Posta un commento