SPIRO - 2012
Base a Bristol, la line-up di Spiro è chitarra, violino,
mandolino e fisarmonica. La loro musica potrebbero essere del british folk ma,
a detta del chitarrista Jon Hunt, hanno più a che fare con la dance e con il
minimalismo classico che con il folk propriamente detto. Però, visti gli strumenti,
accostandosi per la prima volta alle loro composizioni il nome che viene
immediato alla mente è la Penguin Café Orchestra. Ma è solo la prima
impressione perché procedendo con l’ascolto emerge il sostrato ‘classico’ e si
evidenziano quelli che sono i principali punti di riferimento del gruppo: il
grande Steve Reich innanzi tutto e a seguire Philip Glass, Wim Mertens fino a classici
moderni come Béla Bartók, sui quartetti del quale si è formata la violinista
Jane Harbour.
È su questa solida base acustica che si sviluppano motivi e
ritmi ripetitivi quasi dance, costruiti attorno all’ostinato dei singoli
strumenti che si sovrappongono e si intrecciano dando origine a sofisticate e
calibratissime composizioni. Eclettismo come cifra distintiva di questo
ensamble di folk contemporaneo: studi classici ma anche esperienze trasversali,
come testimonia la parabola del mandolinista Alex Vann, partito come batterista
in una punk band ed approdato al mandolino passando per la chitarra elettrica.
Passato post-punk/new wave per il chitarrista, formazione tipicamente folk per
Jason Sparkes all’accordion.
Il risultato è Spiro. Tre album all’attivo, gli ultimi due per
la Real World, per la quale hanno partecipato al Womad festival. L’ultimo, Kaleidophonica,
appena uscito, segue in parte il percorso del precedente Lightbox del 2009 che
conteneva brani bellissimi come i molto à la Peter Greenaway The Darkling
Plains o Glittering City, ricchi di suggestioni che potrebbero essere
utilizzati da Peter Greenaway per un suo lungometraggio bucolico e malato.
Con Kaleidophonica il quartetto ricrea in studio una live-session
e l’impatto è decisamente diretto ed irresistibile, con l’approdo a momenti di
pura estasi danzante. Fantastico ed emblematico l’incalzante opening track Yellow
Noise con i suoi successivi blocchi di variazioni quasi matematici. Come Bartók
e lo stesso Reich dei Tehillim, gli Spiro partono spesso da motivi popolari per
innestarvi modulazioni complesse che trasformano l’idea folk in qualcosa di
molto concettuale, pur mantenendo accessibilità e melodia.
mi hai incuriosito..me li cerco..valessero un terzo della metà della penguin,già ne varrebbe la pena...
RispondiEliminasalve brazzz,
RispondiEliminacerto la penguin era tanta roba. ricordo un loro bellissimo concerto a la spezia. però questi spiro non sono niente male.
magari fammi sapere...
se riesco a trovarli mannaggia...
RispondiEliminala copertina ispira e tanto anche! ;)
RispondiEliminaHo ascoltato qualcosa anche di Steve Reich ( non lo conoscevo ). Grazie!
RispondiEliminasalve ragazzi, a tutti, buon ascolto
RispondiEliminadi spiro qualcosa in rete si trova su folkradio.co.uk, su soundcloud.com, sul loro sito oppure si compra il cd...