cinema

giovedì 1 marzo 2012

SPIRO

KALEIDOPHONICA
SPIRO - 2012




Base a Bristol, la line-up di Spiro è chitarra, violino, mandolino e fisarmonica. La loro musica potrebbero essere del british folk ma, a detta del chitarrista Jon Hunt, hanno più a che fare con la dance e con il minimalismo classico che con il folk propriamente detto. Però, visti gli strumenti, accostandosi per la prima volta alle loro composizioni il nome che viene immediato alla mente è la Penguin Café Orchestra. Ma è solo la prima impressione perché procedendo con l’ascolto emerge il sostrato ‘classico’ e si evidenziano quelli che sono i principali punti di riferimento del gruppo: il grande Steve Reich innanzi tutto e a seguire Philip Glass, Wim Mertens fino a classici moderni come Béla Bartók, sui quartetti del quale si è formata la violinista Jane Harbour.

È su questa solida base acustica che si sviluppano motivi e ritmi ripetitivi quasi dance, costruiti attorno all’ostinato dei singoli strumenti che si sovrappongono e si intrecciano dando origine a sofisticate e calibratissime composizioni. Eclettismo come cifra distintiva di questo ensamble di folk contemporaneo: studi classici ma anche esperienze trasversali, come testimonia la parabola del mandolinista Alex Vann, partito come batterista in una punk band ed approdato al mandolino passando per la chitarra elettrica. Passato post-punk/new wave per il chitarrista, formazione tipicamente folk per Jason Sparkes all’accordion.

Il risultato è Spiro. Tre album all’attivo, gli ultimi due per la Real World, per la quale hanno partecipato al Womad festival. L’ultimo, Kaleidophonica, appena uscito, segue in parte il percorso del precedente Lightbox del 2009 che conteneva brani bellissimi come i molto à la Peter Greenaway The Darkling Plains o Glittering City, ricchi di suggestioni che potrebbero essere utilizzati da Peter Greenaway per un suo lungometraggio bucolico e malato.

Con Kaleidophonica il quartetto ricrea in studio una live-session e l’impatto è decisamente diretto ed irresistibile, con l’approdo a momenti di pura estasi danzante. Fantastico ed emblematico l’incalzante opening track Yellow Noise con i suoi successivi blocchi di variazioni quasi matematici. Come Bartók e lo stesso Reich dei Tehillim, gli Spiro partono spesso da motivi popolari per innestarvi modulazioni complesse che trasformano l’idea folk in qualcosa di molto concettuale, pur mantenendo accessibilità e melodia. 


6 commenti:

  1. mi hai incuriosito..me li cerco..valessero un terzo della metà della penguin,già ne varrebbe la pena...

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  2. salve brazzz,
    certo la penguin era tanta roba. ricordo un loro bellissimo concerto a la spezia. però questi spiro non sono niente male.

    magari fammi sapere...

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  3. se riesco a trovarli mannaggia...

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  4. Ho ascoltato qualcosa anche di Steve Reich ( non lo conoscevo ). Grazie!

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  5. salve ragazzi, a tutti, buon ascolto

    di spiro qualcosa in rete si trova su folkradio.co.uk, su soundcloud.com, sul loro sito oppure si compra il cd...

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