cinema

sabato 7 aprile 2012

ANDREA ZANZOTTO

PASQUE - 1973

Mario Schifano, Ritratto di Andrea Zanzotto - 1995

Il sapere e la comunicazione sono al centro di Pasque, che Zanzotto pubblica nel 1973 e che raccoglie ventidue componimenti divisi simmetricamente in due sezioni con un calligramma a fare da cerniera.

Memore anche dell’ultima produzione di Paul Celan, Zanzotto spinge ulteriormente avanti la sua ricerca sul linguaggio rispetto alle raccolte precedenti ed entrano con sempre maggiore frequenza nel corpo del testo segni grafici, simboli, caratteri tipografici particolari.

Il testo poetico zanzottiano traslittera verso una costruzione che si fa visiva, concettuale, fenomenica oltre che sonora e lirica. La ormai tipica dicotomia tra sapere pedagogico-didascalico e sapere esperienziale-naturalistico ha in Pasque la sua definizione in standard.

Nella prima parte infatti prevalgono i temi del sapere intellettualistico e della sua metodologia di acquisizione, con la natura e il paesaggio a costituire lo sfondo, a volte vicino altre più lontano, visto da un oblò di astronave che parte per lo spazio, come nella fondamentale Misteri della pedagogia che apre la raccolta. Nella seconda parte il paesaggio occupa invece il proscenio e tornano i luoghi ben definiti dello spazio vitale di Zanzotto. I colli, i boschi, il fiume, quell’hortus conclusus di Pieve di Soligo sempre più esposto alle contaminazioni della modernità. È in alcuni momenti di questa seconda parte che si affacciano quelle istanze ecologiste che acquisteranno maggiore peso nella produzione successiva.

Al centro di questo doppio canale di apprendimento, che procede dalla cultura e dalla natura, vi è l’io-uovo, vi è la pasqua, momento di passaggio, perno su cui ruota la raccolta. Ed è il linguaggio che lega le due sezioni, nel suo progressivo fluire, nella successione dei componimenti, da campi tecnico-pedagogici, della medicina, della biologia e della linguistica ad astrazioni foniche e grafiche quasi regressive.

La lettura di Zanzotto si fa sempre più impegnativa, proprio a partire da Pasque. E questa difficoltà di fruizione rappresenta il limite maggiore della poesia zanzottiana ma per chi decide di affrontarla i piaceri che ne derivano sono tra i più profondi della lirica contemporanea.

i cuori – sì i cuori
le menti – sì le menti
e tolgono respiro e sostegno alle colline
e non parano le frane
non rassodano non pagano
(e sbattono le porte
e stridono le piogge
e volano le tegole
e – sotto vento –
i meli i meli        e poi più).

da Misteri della pedagogia, Pasque, Mondadori

Mario Schifano, Ritratto di Andrea Zanzotto, 1995
Giò Pomodoro, Sovraesistenze, 1976 - Litografia ispirata a Pasque

4 commenti:

  1. Interessante citazione poetica. Tornerò a leggere Zanzotto. Grazie e Buona Pasqua.

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  2. Bella lettura, Eustaki, Zanzotto è un poeta esemplare. Straordinario- e forse elitario- il suo lavorio sulla parola. Un saluto.

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  3. @ massimo, letto un po' in ritardo il tuo commento. comunque grazie per la buona pasqua o meglio, visto il post, per le buone pasque.

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  4. ciao ettore, sì, zanzotto è elitario. ci sarebbe da affrontare un lungo discorso sulla fruizione della poesia. chi sono oggi i lettori di poesie? qual è la ricezione di un testo? a chi interessano veramente temi come questi?

    un saluto affettuoso

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