cinema

sabato 12 maggio 2012

DAMON ALBARN

DR. DEE
DAMON ALBARN - 2012





Acqua che scorre, fischiare di merli, campane e il lento incedere dell’orchestra. È l’ouverture del concept Dr. Dee di Damon Albarn. Da Parklife a Think Tank, dal Mali a Gorillaz abbiamo sempre considerato Damon la migliore mente della sua generazione.

Figlio di Keith Albarn, manager dei Soft Machine, Damon ha respirato fin da piccolo quanto di meglio offrisse lo scenario musicale inglese e proprio un’aura wyattiana circonfonde il suo ultimo lavoro solista. Un’aura, un’atmosfera progressive che si accentua specie nei momenti in  cui è lo stesso autore che canta rarefatte ballate che svolgono funzione di raccordo tra gli episodi ‘rinascimentali’ del disco.

L’uscita di questo disco ha confermato la statura e l’non convenzionalità dell’ex enfant-prodige del britpop ora artista a tutto tondo, produttore e sperimentatore impegnato in svariati progetti. Per quanto mi riguarda, sapere che un musicista che seguo da sempre e che amo componga un lavoro  che narra la figura di John Dee mi ha positivamente sorpreso, riempiendomi di felicità e ammirazione. Questo perché quella di John Dee è stata una figura che in gioventù aveva stimolato la mia curiosità e con questo disco sono tornate alla mente antiche letture, in particolare i saggi di Frances Amelia Yates sull’occultismo elisabettiano o di Panofsky sulla melanconia. Ed è questo che racconta, attraverso la musica, Damon Albarn.

Dee come emblema della nascente idea di nazionalità britannica. Dee come emblema della mutevolezza delle fortune umane. Il progetto è ambizioso ma non eccessivamente  intellettualistico e questo lo salva, facendolo restare a metà strada tra la musica colta contemporanea e il pop. Se vogliamo  potremmo definirlo un disco di un musicista intelligente e ispirato il quale, incuriosito da un personaggio e da un’epoca, cerca di ricrearli attraverso la sua cultura che è eminentemente pop. Intendendo con questo termine tutto ciò che non è classico.

Pur essendo complesso e ricercato, Dr Dee non risulta eccessivamente colto e tanto meno pretenzioso. Albarn, da profano e non da studioso, è rimasto colpito da John Dee, ha letto qualche libro e ha cercato di ricreare una certa atmosfera con i mezzi a sua disposizione, che sono quelli di un musicista pop-rock, supportati dall’intuito e dalla curiosità che lo contraddistinguono.

Il risultato è un concept affascinante, controcorrente e con momenti di alto lirismo.
John Dee in un'incisione di Franz Cleyn, XVII secolo

4 commenti:

  1. non saprei..mi piace Damon,mi piacevano i blur..trovo sia un personaggio interessante..peccato certe cadute di pura furbizia tipo gorillaz o the bad ande the good ecc...

    RispondiElimina
  2. grandissimo damon, mio idolo personale assoluto.
    però questo disco mi annoia... sigh :(

    RispondiElimina
  3. ciao roberto,
    per quanto mi riguarda, albarn non si discute. gorillaz è una furbata ma è furbata intelligente e piacevole. the bad.. è un progetto meno riuscito, nonostante i due clash. il disco africano mali's music è un capolavoro. per me è stato un disco molto importante di quelli da ascolto continuo

    un abbraccio

    RispondiElimina
  4. marco,
    più lo ascolto e più lo trovo bello. specie i pezzi in cui canta damon. 5 stelle su cinque

    RispondiElimina