1986 - 2012
Thomas Friedman è top columnist
del New York Times. Di lui lessi qualche anno fa il bel saggio The World
Is Flat. A Brief History of the
Twenty-First Century. Vincitore del premio Pulitzer, nei suoi editoriali, molto seguiti e considerati, si occupa di
geopolitica e di economia globale, quindi mi ha stupito leggere il suo ultimo
intervento in apertura del NYT del 29 maggio. Non si parla di Siria o dell’attacco
di Israele all’Iran, né del rallentamento dell’economia indiana o del rischio
default della Spagna. No, T. L. Friedman parla di un evento secondo lui storico:
l’uscita del film ‘Under African Skies’ di Joe Berlinger che celebra i
venticinque anni dalla realizzazione di Graceland di Paul Simon.
Friedman racconta la storia di quello che considera un
capolavoro, e lo fa partendo dal bassista Bakithi Kumalo e da come si ritrovò
coinvolto nel progetto Graceland. Secondo
l’editorialista americano quel progetto ha anticipato la globalizzazione facendo
entrare il continente africano sullo scenario culturale mondiale. Non solo ma
grazie anche a Paul Simon, la situazione di ‘segragazione’ della Repubblica
Sudafricana si è fatta più evidente portando alla ribalta internazionale la
lotta di un popolo per la libertà.
Tutto questo mi ha colpito molto.
Le cose che dice Friedman sono proprio quelle a cui stavo pensando in questi
giorni, mentre sto ascoltando il bel disco di Vusi Mahlasela, disco che mi ha
fatto venire voglia di Graceland, e di riesumare il vinile del 1986 e il cd del
2004 con tre bonus tracks. Tutti gli 11 brani sono di altissimo livello,
nessuna sbavatura. Disco perfetto. Nella mia top ten degli album di sempre.
Graceland è particolarmente
legato anche ad alcune mie vicende personali. È il disco che ha definitivamente
chiuso la stagione della new wave sia musicalmente che come stile di vita. Riascoltarlo
rimanda ad un viaggio in Francia, a persone ormai lontanissime ma alle quali si
pensa con piacere e con un filo di nostalgia.
Non resta che aspettare di
vedere il film e intanto segnalare, come fa wikipedia, ciò che dichiarò Joe
Strummer nel 1988 in un’intervista sul
Los Angeles Times:
“I
don't like the idea that people who aren't adolescents make records.
Adolescents make the best records. Except for Paul Simon. Except for Graceland.
He's hit a new plateau there, but he's writing to his own age group. Graceland
is something new. That song to his son is just as good as ‘Blue Suede Shoes’: ‘Before
you were born dude when life was great.’ That's just as good as ‘Blue Suede
Shoes’, and that is a new dimension.”
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