cinema

sabato 9 giugno 2012

TAJ MAHAL & TOUMANI DIABATE'

KULANJAN
TAJ MAHAL & TOUMANI DIABATE' - 1999




Athens, Georgia. Una veranda che dà sul giardino. Due musicisti di generazione, origine e formazione totalmente diverse giungono alle comuni radici, profondissime, della loro ispirazione artistica. Registrato in tempi rapidissimi, Kulanjan è il frutto di un’intesa immediata e miracolosa. Quasi il risultato di vere e proprie jam session che vedono in campo i due maestri, la vocalist Ramatou Diakite e sei musicisti del Mali. In effetti il disco è stato inciso in pochi giorni e molti brani erano ‘ok alla prima’ ma in realtà Kulanjan è un progetto meditato e colto. I dodici brani si propongono di tracciare un percorso volto a mettere in luce le affinità tra la musica nera americana e la musica tradizionale dell’Africa occidentale. E dietro al meraviglioso universo sonoro che immediatamente cattura  l’ascoltatore, si coglie tutta la ricerca filologica che dà consistenza al disco.

Musicalmente siamo di fronte a due tradizioni musicali, il blues e il griot che nel primo brano vengono presentate in maniera ben distinta. Queen Bee ha la funzione di introduzione,  la tipica cadenza blues è resa dalla kora, lo strumento a 21 corde della tradizione maliana, generando, fin dalle prime note, una sorta di doppio registro, rimarcato dall’alternanza delle voci, quella femminile africana, dolce e modulata,  e quella di Mahal, visceralmente sofferta, calda e vissuta. Nei brani successivi questa dicotomia sparisce lasciando il campo ad una fusione perfetta tra i due elementi musicali. Se da un lato i suoni della kora e degli altri strumenti africani si fanno meno etnici, acquisendo le coloriture della musica afroamericana, l’apporto di Taj Mahal va a ritroso, alla ricerca delle radici africane della musica nera americana. La parte vocale non è più contrapposta ma le voci dei due maestri tendono ad avvicinarsi in quella sorta di consonanza che fa di Kulanjan un’esperienza pienamente riuscita.

Si diceva dell’intento filologico del disco: esso è palese nella rivisitazione di moduli tipici, declinata in maniera personale e raffinata. Tunkaranke ha un semplice giro di note che si ripete sul quale la voce articola variazioni che creano un’atmosfera di forte lirismo e di intensa emotività, secondo lo stile griot.  Ol’ Georgie Buck, ritmatissima con l’ossessiva linea vocale è un pezzo di deserto trasportato in Alabama, naturalmente irresistibile. Fanta inizia con un suono di marimba a cui si unisce un piano regtime e un testo che mescola lingue diverse, tra le quali il francese cajun. Con Catfish Blues siamo in pieno blues, potrebbe essere un omaggio a Ry Cooder, grande amico di Mahal. Ma tutte le dodici canzoni hanno un ruolo specifico che ne fanno delle tappe che portano alla conclusiva Sahara, un ringraziamento per l’attenzione che l’ascoltatore ha prestato all’offerta fatta dai musicisti. Breve, corale, è il saluto che chiude la festa del villaggio. Felici, tutti tornano a casa e rimangono, isolati, alcuni accordi di kora.

Dovendo scegliere cinque must tra libri, film, dischi, il Presidente Obama, ha indicato, unico cd, proprio Kulanjan, con queste parole:  "a beautiful melding of traditional blues and music from Mali by two great masters."

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