cinema

martedì 26 giugno 2012

LA PRIMAVERA ARABA

CONSIDERAZIONI A DISTANZA



 
16 febbraio 2011, la primavera giunge a Benghazi in anticipo e inizia la guerra delle news. In prima linea c’è l’emittente qatarina Al Jazeera che si fa portavoce dei ribelli cirenaici e manda in onda immagini di decine di cadaveri e fosse comuni opera delle forze governative, immagini che si riveleranno clamorosi falsi. Ma il mondo arabo da molto tempo stava aspettando il momento buono per un regime change nella troppo secolarizzata Libia di Gheddafi e l’Occidente anglo-francese ha subito colto l’occasione per assegnarsi un ruolo da protagonista nella gestione neocoloniale delle risorse petrolifere del Paese. Tutto sommato l’eliminazione di un tiranno come Gheddafi può far chiudere un occhio sulle sporche circostanze collaterali, è così che va il mondo. La guerra a Gheddafi era un’opzione realizzabile per il contesto geopolitico del Paese, quindi, nel giro di pochi mesi e con l’avallo dell’ONU, è stato applicato lo schema d’intervento e la Libia sta conoscendo una nuova fase storica, si spera migliore della precedente.

Situazione completamente diversa in Siria. Sotto certi aspetti il regime degli al-Assad è analogo a quello di Saddam Hussein e dello stesso Gheddafi. Poteri secolari ‘rivoluzionari’ legati al blocco sovietico durante la Guerrra Fredda, i tre regimi arabi hanno rappresentato la continuazione del nasserismo anti islamista. Il quale, se fino all’89 aveva una salda giustificazione internazionale , dopo la fine del bipolarismo e con l’ascesa del fanatismo religioso capitanato da Arabia Saudita e Iran, ha visto perdere sempre più sostegni e giustificazioni ad esistere. Il regime baathista di Saddam è stato il primo ad essere colpito, già dopo la prima Guerra del Golfo, in quell’inizio degli anni Novanta che sono stati il periodo della rinascita islamica. È in quegli anni che nel mondo islamico torna ad essere venerata la figura di Sayyd Qutb, fautore  di un ritorno al Corano,  giustiziato da Nasser nel 1966 e ispiratore dei nuovi fondamentalisti sunniti. È negli anni Novanta, indebolito il vicino-rivale Saddam Hussein, che gli Ayatollah sciiti iniziano a tessere la rete di sostegno ad Hezbollah in Libano. È negli anni Novanta che sauditi e pakistani, i primi con i petrodollari, i secondi con il supporto logistico, creano il movimento Talebano che conquisterà il potere nell’Afghanistan post-sovietico e vero campo di addestramento dell’internazionale jihadista.

La primavera araba, se da un lato ha fatto tremare i polsi tutti i regimi del Medio Oriente, sia islamisti che laici, vista oggi, ad una certa distanza, gli effetti  più profondi li sta producendo proprio nei paesi dominati da dittature secolariste, con la conquista del potere da parte dei movimenti di ispirazione islamica attraverso mezzi che possono essere definiti democratici (Libia, Tunisia, e soprattutto il recentissimo caso dell’Egitto). Di fatto Assad è rimasto isolato anche se posizione geografica, scenario geopolitico e sistema di alleanze internazionali ha finora impedito per la Siria una soluzione tipo quella adottata per la Libia. Finora.

2 commenti:

  1. Un'analisi geopolitica interessante. Chissà quali assetti muteranno nel difficile rapporto con l'occidente? Non oso immaginare troppo.
    Buona serata

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  2. ciao massimo,
    a questo punto dovresti essere in vacanza, quindi ti auguro buone vacanze
    a presto

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