16 febbraio 2011, la primavera giunge a Benghazi in anticipo e
inizia la guerra delle news. In prima linea c’è l’emittente qatarina Al Jazeera
che si fa portavoce dei ribelli cirenaici e manda in onda immagini di decine di
cadaveri e fosse comuni opera delle forze governative, immagini che si
riveleranno clamorosi falsi. Ma il mondo arabo da molto tempo stava aspettando
il momento buono per un regime change nella troppo secolarizzata Libia di Gheddafi
e l’Occidente anglo-francese ha subito colto l’occasione per assegnarsi un
ruolo da protagonista nella gestione neocoloniale delle risorse petrolifere del
Paese. Tutto sommato l’eliminazione di un tiranno come Gheddafi può far
chiudere un occhio sulle sporche circostanze collaterali, è così che va il
mondo. La guerra a Gheddafi era un’opzione realizzabile per il contesto
geopolitico del Paese, quindi, nel giro di pochi mesi e con l’avallo dell’ONU,
è stato applicato lo schema d’intervento e la Libia sta conoscendo una nuova
fase storica, si spera migliore della precedente.
Situazione completamente diversa in Siria. Sotto certi aspetti
il regime degli al-Assad è analogo a quello di Saddam Hussein e dello stesso
Gheddafi. Poteri secolari ‘rivoluzionari’ legati al blocco sovietico durante la
Guerrra Fredda, i tre regimi arabi hanno rappresentato la continuazione del
nasserismo anti islamista. Il quale, se fino all’89 aveva una salda
giustificazione internazionale , dopo la fine del bipolarismo e con l’ascesa
del fanatismo religioso capitanato da Arabia Saudita e Iran, ha visto perdere sempre
più sostegni e giustificazioni ad esistere. Il regime baathista di Saddam è
stato il primo ad essere colpito, già dopo la prima Guerra del Golfo, in quell’inizio
degli anni Novanta che sono stati il periodo della rinascita islamica. È in
quegli anni che nel mondo islamico torna ad essere venerata la figura di Sayyd
Qutb, fautore di un ritorno al Corano, giustiziato da Nasser nel 1966 e ispiratore
dei nuovi fondamentalisti sunniti. È negli anni Novanta, indebolito il
vicino-rivale Saddam Hussein, che gli Ayatollah sciiti iniziano a tessere la
rete di sostegno ad Hezbollah in Libano. È negli anni Novanta che sauditi e
pakistani, i primi con i petrodollari, i secondi con il supporto logistico,
creano il movimento Talebano che conquisterà il potere nell’Afghanistan
post-sovietico e vero campo di addestramento dell’internazionale jihadista.
La primavera araba, se da un lato ha fatto tremare i polsi tutti
i regimi del Medio Oriente, sia islamisti che laici, vista oggi, ad una certa
distanza, gli effetti più profondi li
sta producendo proprio nei paesi dominati da dittature secolariste, con la
conquista del potere da parte dei movimenti di ispirazione islamica attraverso
mezzi che possono essere definiti democratici (Libia, Tunisia, e soprattutto il
recentissimo caso dell’Egitto). Di fatto Assad è rimasto isolato anche se
posizione geografica, scenario geopolitico e sistema di alleanze internazionali
ha finora impedito per la Siria una soluzione tipo quella adottata per la Libia.
Finora.
Un'analisi geopolitica interessante. Chissà quali assetti muteranno nel difficile rapporto con l'occidente? Non oso immaginare troppo.
RispondiEliminaBuona serata
ciao massimo,
RispondiEliminaa questo punto dovresti essere in vacanza, quindi ti auguro buone vacanze
a presto