L’attesa è
durata più di trent’anni, tanto il tempo che separa il primo album di Ben Watt,
North Marine Drive, da Hendra, uscito qualche giorno fa. Nel
1982 la collaborazione con Robert Wyatt aveva portato alla realizzazione di una
manciata di belle canzoni raccolte nell’EP Summer
into Winter. L’anno successivo usciva l’album di debutto, acustico e
minimalista. Comprai i due dischi a Londra in quell’anno e li conservo
gelosamente. Devo dire che non ho mai smesso di ascoltarli e mi sono sempre
chiesto quando sarebbe uscito un nuovo album di Watt, ed ecco Hendra.
Ben ha
cinquantadue anni e si sente. La vita lascia i segni e spesso non si tratta di
fatti positivi. Hendra parla di
questo ma lo fa cogliendo il contributo alla crescita personale che le
esperienze, seppur negative, producono. “You
must have faith in spring” canta Ben anche se “Aprile è il più crudele dei
mesi”, oppure, in un’altra canzone, si fa notare la bella frase positiva “…as right, not as wrong, as rain”. E
nei testi si parla, oltre che di ricordi ed esperienze personali, di stagioni,
di prati e di scogliere.
Hendra è di facile ascolto, tutti i dieci brani che
lo compongono sono piacevoli e misurati. Si può definire un album Seventies,
con richiami a John Martyn e Nick Drake nei momenti più introspettivi mentre
negli uptempo viene in mente uno spirito quasi americano, tipo Steely Dan. Su
questo impasto s’inserisce anche una spruzzata di elettronica alla Eno pre-ambient,
per citare lo stesso Ben Watt. A conferma dell’atmosfera ’70 spicca la
presenza, in The Levels, di un
protagonista di quel periodo, David Gilmour, alla steel guitar a pedale.
Hendra non è un capolavoro di innovazione ma Ben Watt
ha composto dieci canzoni piacevolissime che scivolano via come nuvole in un
cielo ventoso.
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