POGGIO A CAIANO
![]() |
Trasporto funebre - 1910 |
Secondo dopoguerra inoltrato,
a settantotto anni Ardengo Soffici
sembra ancora impregnato di fascismo. Nell’intervista televisiva del 1957,
vista al Museo Soffici di Poggio a Caiano, in doppio petto, i pugni serrati ai
fianchi, la mascella ancora volitiva e il cranio calvo: sembra il Duce. Eppure il
suo toscano da studio e da osteria affascina.
Nato nel contado fiorentino
nel 1879, ventenne se ne va a Parigi e lì per quasi otto anni fa l’artista
insieme ad altri artisti (Picasso, Apollinaire, Derain..): la solita Bohème. Torna
in Italia e vi porta Cézanne, il post-impressionismo, il cubismo. I tempi sono buoni per aderire al
futurismo.
Intorno al 1912, a casa di
Palazzeschi a Firenze, si incontrano Marinetti, Boccioni, Carrà, Papini e
Soffici. Sta nascendo Lacerba e Ardengo è un compulsatore di avanguardie.
Dipinge, verseggia, teorizza: “razzi, paradossi, immoralismi, libertà…”, per
citare Papini. Nel 1915 va alle stampe Simultaneità e chimismi lirici, che
contiene versi notevoli:
“Non c’è più tempo
Lo spazio
È un verme crepuscolare che
si raggricchia in una goccia di fosforo:
Ogni cosa è presente” (Arcobaleno);
“Si cammina sulle immondizie,
Sui gatti assassinati
E i capelli,
Accanto alle porte
inchiodate dei bordelli” (Firenze)
“On a trop répété cette
parole: Je t’aime,
In tutte le lingue;
Queste centinaia di libri in
fila
Ripugnano come cadaveri di
vecchi amici;
Il solo Stendhal si può
leggere ancora
Nella poltrona a fioroni,
tra il tè e la macedonia.” (Atelier).
La sua è una posizione di
intermediazione tra la rottura futurista di un Marinetti e la tradizione di
certi vociani.
Anche in pittura Soffici
trae spunti dalle tendenze in voga a Parigi e le propone al provinciale
pubblico fiorentino. Non è un genio, come credeva di essere ma ha il tocco
felice. Belli sono certi paesaggi in cui il colore è scabro, con la materia pittorica
quasi gettata e poi grattata dalla tela o altri, al contrario dove il colore s’infiamma.
Dopo la stagione di Lacerba
Soffici farà scelte politiche che lo porteranno ad aderire al Fascismo e scelte
artistiche sempre più di retroguardia. Se la produzione lirica è ormai priva di
ogni interesse (“squallidi documenti”, secondo Sanguineti), forse si salva
quella pittorica, con alcune opere degli anni Venti e Trenta ancora di un certo
livello. Ma gli anni fino alla Grande Guerra sono stati, per Soffici, begli
anni, che la critica posteriore ha giudicato un po’ troppo severamente.
![]() |
La potatura - 1907 |
![]() |
Tramonto a Poggio a Caiano - 1925 |
Nessun commento:
Posta un commento