DAMIEN CHAZELLE - 2014
All’entrata
del maestro di musica in classe gli allievi restano immobili, sembra quasi che
non possano respirare. Asciutto, militaresco, vestito di nero, occhio acceso
dalla febbre per il suo lavoro più che per la musica in sé. Ma le passioni, se
superano un certo limite, diventano ossessive, morbose.
Andrew ha
diciannove anni, più che la passione per la musica ciò che lo motiva è il
desiderio di primeggiare, che lo porta ad isolarsi, a guardare gli altri come
sfidanti da sconfiggere. Tale atteggiamento competitivo, più che del musicista è tipico dello sportivo.
Anche Andrew supera il limite.
Whiplash racconta
questo superamento del limite, che diventa per entrambi ossessione, il quale,
indipendentemente dalla musica, deve manifestarsi con l’esibizione dello
scalpo, del trofeo, sia esso la vittoria al concorso scolastico o la conquista
del posto di batterista base. Questo è molto distante dallo spirito musicale,
artistico, umanistico. Ma di umanistico, e verrebbe da dire, di umano, c’è ben poco nel rapporto tra maestro e
allievo.
Nella prima
parte del film viene raccontato l’incontro, l’immediato riconoscimento e l’impostazione
relazionale tra i due protagonisti. I quali hanno capito tutto fin da subito,
quindi ciò che il regista propone è un crescendo di situazioni, verrebbe da
dire inutili, che giungono al sadismo. Il maestro, ovviamente più navigato,
conduce il gioco al massacro e di vero e proprio massacro si tratta, con
relativo spargimento di sangue. Gocce di sangue sporcano la batteria. Tale cattiveria
non può essere giustificata dall’assunto educativo che non bisogna mai gratificare
l’allievo dicendogli ‘ben fatto’. Secondo il maestro, infatti, solo
mortificando l’allievo si potrà ottenere da lui il massimo.
Se la tesi
che il regista propone è fastidiosa e discutibile, non per questo il film non è
riuscito. Tutt’altro. Nella parte finale si succedono sorprese e cambi di
prospettive emozionali che ribaltano continuamente le situazioni. Regia da
migliori serie Tv (Glee, Fame); attori un po’ troppo da Metodo Stanislavskij.
Ottimo prodotto.
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