cinema

sabato 11 aprile 2015

MANDARINI

MANDARIINID / TANGERINES
ZAZA URUSHADZE - 2013


Le dramatis personae sono quattro. Il vecchio Ivo, centro della narrazione e Margus, il proprietario dei mandarini, entrambi estoni; un mercenario ceceno; un soldato georgiano. Luogo dell’azione, una vallata della Georgia, dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Situazione di guerra. Comunità in lotta per la terra, in un contesto plurietnico come quello del Caucaso.

I fatti si svolgono tra la casa di Ivo e il vicino agrumeto di Margus, un posto completamente fuori dal tempo e dallo spazio che la nitida fotografia rende suggestivo e quasi favoloso. Verde della vegetazione, marroni del legno e del fango, l’arancio dei mandarini. In questo piccolo mondo semplice e immutabile irrompe la guerra con l’ottusità e le convinzioni dogmatiche che le sono proprie, che fanno di ogni parte in campo quella che è convinta di detenere  ragione e verità assolute.

Tra le quattro persone che sono costrette a convivere nella spoglia casa di Ivo e a dividere il suo povero cibo, si crea, con il passare dei giorni, una certa intimità, che stempera l’odio violento iniziale e si traduce in una scontrosità più di maniera che effettiva. Dopo tutto ognuno deve mantenere la propria posizione dettata dalle differenze di etnia e di religione. Ma la saggezza di Ivo, fatta di ironiche sottolineature e di amabile sarcasmo, impedisce che la situazione degeneri.

Sarà di nuovo la guerra, con le sue incursioni improvvise, a destrutturare l’equilibrio che, tenacemente, il vecchio Ivo stava imponendo.


Sappiamo già che qualcosa andrà storto. Sappiamo anche che il film vuole trasmettere il solito messaggio contro la violenza e la guerra, ma il regista riesce a dosare con leggerezza e grande umanità gli espedienti del racconto. E quando, sui titoli di coda, la macchina da presa si innalza, in campo sempre più esteso, sul paesaggio georgiano all’imbrunire, anche il nostro animo si solleva da terra, felice ed emozionato per aver visto questo film.



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