cinema

martedì 8 febbraio 2011

CRISTINA DONA'

TORNO A CASA A PIEDI

CRISTINA DONA’ – 2011


La EMI ci crede. La produzione è suntuosa, anche troppo. Cristina è in grande forma, il disco è ispirato e ricco di buoni spunti. Oggi Donà è la voce di spicco del panorama musicale nazionale. Ha un pedigree alternativo che le dà un’aura di rispetto a prescindere, anche se finora capolavori non è che ne abbia prodotti e il tanto celebrato La quinta stagione era, a dirla sinceramente, un disco poco riuscito.



Ha una bella voce sincera, pulita e trasparente. Scrive testi sufficientemente poetici e non banali. Ora che anche i mezzi sono all’altezza Cristina dovrebbe essere pronta per fare il salto. E finalmente ci siamo. Torno a casa a piedi è un bel disco. Decisamente sopra alla media della scena italiana. Un disco solido, fatto di canzoni ben strutturate, con l’orchestra a disposizione della direttrice, vedi il video di Miracoli, la fanfara gioiosa del primo singolo, che trova riferimenti nel film di Lynch Una storia vera.


Ma ci sono altri episodi importanti, primo fra tutti la bellissima Più forte del fuoco, vagamente vintage anni Sessanta, per esempio nel momento in cui canta ”E sei tu il suo riflesso”, con il fischiato e certi passaggi melodici semplici ma efficaci ed un testo che ritrova la perfezione di Goccia: “C’è quella frase che dice/chi ha già provato le ortiche/riconosce la seta “.


Sullo stesso alto livello la più intimistica canzone che dà il titolo al disco. Qui viene narrata l’esperienza, in prima persona, di un rapporto in crisi, in modo realistico e naturale, con begli squarci di vita quotidiana: un malinconico incipit pianistico, un cantato dapprima da recitativo melodico e poi il cambio, con la voce che sale ma resta morbida ed avvolta dal crescendo musicale. Di nuovo una pausa e poi lo sdoppiamento vocale e la ripetizione del ritornello: “ Mi han detto che non c’era più posto/ sulla nave per Creta a fine marzo/ comunque ho deciso rimango/ anche se tu sei stanco/ cosa credi sono io/ che torno a casa a piedi”, breve coda di piano a chiudere collegandosi all’inizio. Brava, grande canzone.


Anche le altre tracce, non toccando i vertici delle due citate, restano di buon livello, ognuna ben connotata da evitare noia e ripetizioni. Un album vario, di giusta lunghezza (una quarantina di minuti per 10 titoli), tenuto coeso dalla voce e dalla personalità di Cristina, qui, a oltre quarant’anni, giunta veramente alla piena maturità espressiva.

2 commenti:

  1. un gran bel disco. a un primo ascolto mi sembrava lineare e senza grosse sorprese e invece le sorprese vengono con gli ascolti successivi.
    tu nei hai parlato molto bene, io vorrei dedicarle un post ma non ho ancora trovato le parole giuste quindi mi sa che mi limiterò a far parlare la musica

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  2. @ marcokid.
    ascoltandolo meglio emergono le qualità ma anche qualche pezzo che non tiene alla distanza. è comunque un bel disco.

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