APOLOGIA DI CHECCO
Luca
Medici è bravo, molto bravo. Oltre ad essere naturalmente simpatico ha anche
notevole intelligenza dell’animo umano. Luca Medici è appassionatamente curioso
e fino ad ora può sinceramente affermare di essere rimasto umile. L’umiltà di Luca
emerge nelle interviste, accompagnata da una certa timidezza “giapponese” che
lo porta quasi a scusarsi delle malefatte di Checco. È infatti la schizofrenia il
tratto che si impone con forza di fronte alla strana coppia Luca/Checco.
Per
certi versi tale dualismo si può riscontrare anche in Albanese, ma solo in
apparenza, perché a differenza di Luca, Albanese è controllatissimo ed è sempre
intelligibile, dietro alla maschera di un Cetto, l’attore e la consapevolezza delle
proprie capacità. Dietro alle maschere di Albanese c’è sempre e sempre si
avverte l’autocompiacimento, il ‘ma-come-sono-bravo’.
Dietro
agli sdoppiamenti al cubo di Luca (perché Luca si sdoppia in Checco il quale si
sdoppia nel personaggio di turno) c’è innanzitutto divertimento, poi c’è il
dubbio. Checco non è mai pienamente sicuro, ha sempre dei dubbi che rivelano un’umanità
schietta che ce lo rende ancora più simpatico.
I
due appuntamenti tv di Zalone sono stati grande televisione. In due serate così
piene di trovate è naturale che il livello non riesca a mantenersi sempre ai
massimi, ma lo standard medio è veramente notevole, con vertici di assoluta
genialità. Tra questi Saviano, la ormai classica parodia dei Modà, il duetto
con Silvestri, per fare qualche esempio.
Senza
contare che lo show ci ha fatto conoscere un musicista talentuoso, specie al
piano: memorabile il duetto con Al Jarreau. E non c’è solo questo. Un aspetto
importante nella comicità di Checco è la sua scorrettezza, camuffata da volgarità
apparente. Se altri comici sono rassicuranti e in fondo prevedibili –infatti rassicurano
perché fanno esattamente quello che noi ci aspettiamo– Checco destabilizza,
sfidando lo spettatore a giocare col fuoco. Per esempio Checco è urticante quando
ridicolizza i miti della sinistra perché lo spettatore di sinistra avverte che la pungente satira viene da un corpo
estraneo al proprio mondo e la digerisce male.
Scorrettissima
in tal senso la parodia di Servizio Pubblico con un Santoro che manda a Londra
la racchia, scorrettissimo il Vendola delle pari opportunità liriche o lo zio
di Avetrana (ma chi avrebbe avuto il coraggio di proporlo? Il bollito Benigni,
ormai una parodia di se stesso?) e ancora, le battute sul jazz, sui neri, sugli
Indios e via dicendo.
Con
Checco è stato divertente anche leggere i critici televisivi (l’Espresso, la
Repubblica, e il letteratissimo Walter Siti su La Stampa), decisamente
spiazzati da un comico che non appaia a Ballarò, da Fazio o dalla Dandini.
sono d'accordissimo con te su tutto! è stato uno spettacolo "educativo"
RispondiEliminaciao roby, buone feste
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