UN ANNO DI ASCOLTI
Buon anno,
questo 2011. Almeno dal punto di vista musicale. Decisamente migliore del 2010.
Diversi i dischi interessanti ascoltati e soprattutto incoraggiante il fatto
che si tratta in molti casi di debutti o seconde uscite.
Tra gli inossidabili
due nomi su tutti: i Radiohead e Keith Jarrett. Chiaro, si va sul sicuro, però
non è sempre detto. Per esempio The King of Limbs non è un capolavoro ma almeno
un paio di pezzi sono notevoli e quindi è senz’altro da citare,
indipendentemente dal brand che ormai rappresenta il gruppo di Oxford. Per Jarrett
il discorso è diverso. Con l’album Rio il pianista torna ai massimi livelli,
tanto che egli stesso è stato travolto da un insolito entusiasmo alla fine dell’esecuzione
delle 15 improvvisazioni che costituiscono il disco. Rio è forse il vero evento
dell’anno.
E veniamo
alle ‘novità’. Tra gli esordi si segnala James Blake, talentuoso giovincello
che, si spera, regalerà ulteriori sorprese. Dal Mali, clamoroso scrigno di
gioielli musicali, arriva il debutto di Fatoumata Diawara, una Sade meno
patinata e più sanguigna. Restando nell’ambito della World Music, freschissimo
il secondo album del chitarrista Aurelio Martinez, crossover tra Africa e
Caribe. Opera seconda anche per Justin Vernon. Il suo Bon Iver è forse il
miglior disco dell’anno. Da segnalare, en passant, i divertimenti ‘electro-hip-pop’
di AraabMUZIK e il piacevole neoreggae
di Natty, già apprezzato compagno di viaggio di Nitin Sawhney, di cui si
ricorda il convincente Last Days of Meaning.
Panorama
italiano: poco o nulla. Giusto tre segnalazioni. La canzone sanremese Yanez di
Van de Sfroos, la compilation orchestrale Magnifique di un sorprendente Peppino
di Capri e il vero cult dell’anno, la band bolognese Lo Stato Sociale. Imperdibile
il loro secondo EP Amore ai tempi dell’Ikea.
Justin Vernon |
Per chiudere,
un video che, per un geografo come me, non poteva passare inosservato
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