GEORGE CLOONEY - 2011
la forme d'une ville
Change plus vite, hélas! que le coeur d'un
mortel
Charles Baudelaire
Guardando
Le idi di marzo, e pensando al repentino cambiamento che avviene nel cuore di
Stephen Meyers, i versi di Baudelaire dovrebbero suonare quanto meno stonati. A
dire il vero, siamo più propensi, chissà perché, a dare ragione al poeta francese anzichè a
George Clooney e agli altri due sceneggiatori…
Come
per il tassista in Collateral di Michael Mann, la personalità, le idee, la visione
del mondo di un adulto compiono un cambiamento totale (U-turn direbbero gli
inglesi) nel giro di poche ore. Veramente poco verosimile. Campagna presidenziale americana, la gerarchia degli incarichi, le mosse degli avversari, l’arrivismo e il cinismo esasperati. Niente di nuovo: Le idi di marzo riesuma il film ‘che mette a nudo il sistema’, con tanto di discorsi pubblici sull’etica e sulla bella politica che coprono il marciume e l’abiezione morale dilaganti dietro la belle facciate intonacate di fresca innocenza. Tutto già visto e sentito, secondo un copione abbastanza logoro.
Eppure il film funziona. Sarà perché segue fedelmente il genere così da offrire allo spettatore ciò che egli richiede o grazie alle performance di Gosling, Seymour Hoffman e Giamatti, comunque sia, si tratta di un buon prodotto di intrattenimento. E sono proprio le scene che vedono in campo i tre consulenti a tenere in piedi il film, nonostante alcuni errori di ideazione/realizzazione piuttosto gravi. Cerchiamo di puntualizzare quelli più lampanti:
-
già evidenziata l’inverosimiglianza dell’U-turn di Stephen che, per citare il nostro
critico di riferimento, MRM, costituisce il verme nella mela;
-
Morris / Clooney risulta con poco spessore. L’attore subisce il personaggio,
senza caratterizzarlo, tranne che nella scena nelle cucine del ristorante, la
quale ci offre motivo di rimpianto per quello che poteva essere il film se si
fosse osato di più. D’accordo che nei film impegnati i politici devono assumere
i panni di fantocci manovrati da consiglieri spregiudicati, ma qui, come già in
Ghost Writer di Polanski, il probabile Presidente risulta anche troppo
ripassato a colpi di pialla. Ma forse la piattezza, oltre che ideologica, è la
geniale trovata del regista per far risaltare le doti degli altri attori? Il dubbio
non ci sfiora;
-
la scena dell’incontro al comitato elettorale tra Stephen e Molly è costruita
su uno sciropposo e fastidioso dialogo: seduzione da spot pubblicitario o da
serie TV per teenagers. E si tratta di una scena importante, che deve definire
il protagonista ed aprire una fondamentale linea narrativa. Clooney regista si
guardi attentamente l’incontro tra Gosling e Irene in Drive e ne tragga motivi
di riflessione;
-
altro clamoroso errore di regia il finale. Gosling è perfetto ma il contesto
(situazione carica di sovrasenso simbolico) e soprattutto il sonoro sanciscono
inequivocabilmente la modestia del regista;
-
infine la colonna sonora. Si sceglie il compositore à la page e si accetta un
commento musicale pesante, banale, privo di qualsiasi dialettica con il
meccanismo filmico.
Eppure
il film funziona. E si ricorderà soprattutto per i dialoghi che hanno come
protagonista Giamatti. La scena del secondo incontro tra i consulenti rivali, a
parte l’imbarazzante ingenuità di Stephen è da antologia.
Sono curiosa di vederlo perché avevo molto apprezzato Clooney regista in "Confessioni di una mente pericolosa".
RispondiEliminaTutti i difetti che citi mi sembrano tipici di ogni buon, ma commerciale film americano: come se ci fosse una confezione prestabilita.
Sul cambiamento: in poche ore in effetti sembra difficile che possa avvenire, ti dico però che può avvenire anche grazie ad un semplice, unico evento, solo che magari la metabolizzazione e l'elaborazione dello stesso (dell'evento) potrebbero richiedere anche mesi, o anni.
Insomma, ci credo che una persona possa cambiare anche di 360° e tutto per qualcosa che accade anche in un solo giorno, ma penso che gli effetti non possano essere immediatamente visibili.
Un saluto:-)
@biancaneve,
RispondiEliminapienamente d'accordo con te
il film è comunque da vedere
@amos,
RispondiEliminabenvenuto negli orti,
il tuo nick mi rimanda al bel film kippur e alla musica di garbarek
vado a votare