cinema

domenica 11 dicembre 2011

CHECCO ZALONE

RESTO UMILE WORLD TOUR
APOLOGIA DI CHECCO



Luca Medici è bravo, molto bravo. Oltre ad essere naturalmente simpatico ha anche notevole intelligenza dell’animo umano. Luca Medici è appassionatamente curioso e fino ad ora può sinceramente affermare di essere rimasto umile. L’umiltà di Luca emerge nelle interviste, accompagnata da una certa timidezza “giapponese” che lo porta quasi a scusarsi delle malefatte di Checco. È infatti la schizofrenia il tratto che si impone con forza di fronte alla strana coppia Luca/Checco.

Per certi versi tale dualismo si può riscontrare anche in Albanese, ma solo in apparenza, perché a differenza di Luca, Albanese è controllatissimo ed è sempre intelligibile, dietro alla maschera di un Cetto, l’attore e la consapevolezza delle proprie capacità. Dietro alle maschere di Albanese c’è sempre e sempre si avverte l’autocompiacimento, il ‘ma-come-sono-bravo’.

Dietro agli sdoppiamenti al cubo di Luca (perché Luca si sdoppia in Checco il quale si sdoppia nel personaggio di turno) c’è innanzitutto divertimento, poi c’è il dubbio. Checco non è mai pienamente sicuro, ha sempre dei dubbi che rivelano un’umanità schietta che ce lo rende ancora più simpatico.

I due appuntamenti tv di Zalone sono stati grande televisione. In due serate così piene di trovate è naturale che il livello non riesca a mantenersi sempre ai massimi, ma lo standard medio è veramente notevole, con vertici di assoluta genialità. Tra questi Saviano, la ormai classica parodia dei Modà, il duetto con Silvestri, per fare qualche esempio.

Senza contare che lo show ci ha fatto conoscere un musicista talentuoso, specie al piano: memorabile il duetto con Al Jarreau. E non c’è solo questo. Un aspetto importante nella comicità di Checco è la sua scorrettezza, camuffata da volgarità apparente. Se altri comici sono rassicuranti e in fondo prevedibili –infatti rassicurano perché fanno esattamente quello che noi ci aspettiamo– Checco destabilizza, sfidando lo spettatore a giocare col fuoco. Per esempio Checco è urticante quando ridicolizza i miti della sinistra perché lo spettatore di sinistra avverte  che la pungente satira viene da un corpo estraneo al proprio mondo e la digerisce male.

Scorrettissima in tal senso la parodia di Servizio Pubblico con un Santoro che manda a Londra la racchia, scorrettissimo il Vendola delle pari opportunità liriche o lo zio di Avetrana (ma chi avrebbe avuto il coraggio di proporlo? Il bollito Benigni, ormai una parodia di se stesso?) e ancora, le battute sul jazz, sui neri, sugli Indios e via dicendo.

Con Checco è stato divertente anche leggere i critici televisivi (l’Espresso, la Repubblica, e il letteratissimo Walter Siti su La Stampa), decisamente spiazzati da un comico che non appaia a Ballarò, da Fazio o dalla Dandini.


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