FRANK OCEAN - 2012
Non si tratta di un’operazione fotocopia alle quali ci ha finora
abituato Raphael Saadiq (aspettando l’album giusto che tarda ad arrivare,
concediamo ancora fiducia al musicista californiano), si tratta di un
capolavoro. Prova del fuoco per Frank Ocean, non siamo all’altezza dei Marvin
Gaye 1968 -1973 ma Channel Orange
raggiunge lo spessore di un disco quale Songs
in the key of life. E Frank Ocean parte proprio da Stevie Wonder. Basta ascoltare
Sweet life. Giro di basso pulsante ma
morbido, piano elettrico liquido, e dopo il primo segmento quasi in recitativo
parte il ritornello con la voce leggermente modulata che riporta emotivamente
alle melodie di Wonder. Grande gusto e grande cultura musicale. Frank deve aver
ascoltato tonnellate di musica black e non solo, mandando a memoria tutti i
classici Motown fino all’urban contemporaneo. Non solo ricerca dell’hit per
scalare le classifiche ma la appassionata costanza di perseguire un progetto
musicale in cui si crede.
Channel
Orange è complessivamente un grande album. Si sente che dietro ogni
nota, ogni passaggio c’è la voglia di comunicare il proprio messaggio e
soprattutto la comunicazione con l’ascoltatore avviene immediatamente, a partire
dal primo pezzo dopo la breve intro, Thinkin
bout you, con l’alternarsi delle voci, una piana e l’altra in falsetto a
ripetere il fantastico refrain Or do you
not think so far ahead / ‘Cause I been thinkin' 'bout forever e a seguire
il parlato della prima voce.
Artista in stato di grazia, sicuro a tal punto che può
permettersi un pezzo come Pyramids, che mescola banalità alla John Legend a
sublimità ambient con un testo che riesuma l’iconologia egizia alla Earth Wind
and Fire trasferendola a Las Vegas con spruzzate di Champagne e di Kool and the
Gang, il tutto per oltre nove minuti,
compreso, in chiusura, un assolo di chitarra che non ti aspetti. La sicurezza e
la sfrontatezza di Frank Ocean fa quasi rabbia.
Con Channel Orange Ocean riesce a portare a compimento quello
che la Janelle Monáe di ArchAndroid aveva avviato ma non
pienamente raggiunto, la realizzazione del disco black di riferimento di
questi anni.
non so se si tratta di un capolavoro assoluto, only time will tell, però in effetti è un grandissimo disco, uno dei migliori nel genere degli ultimi tempi. per me siamo sui livelli dell'esordio di janelle monae, non so se sopra o sotto...
RispondiEliminaciao marco, più lo ascolto e più mi convince e mi piace citarti: only time will tell
RispondiEliminaI reаlly like looking through a pοst
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