IRVIN KERSHNER - 1978
Scritto dal trentenne John Carpenter, uscito nel 1978, un anno
prima del ‘parallelo’ Vestito per uccidere di Brian De Palma, Eyes of Laura
Mars, ha, accanto a limiti evidenti, numerosi pregi forse poco evidenziati.
Subito i difetti: regia piatta di Irvin Kershner, struttura narrativa rigidamente ancorata al genere e
personaggi, specie quelli corollari, standard, qualche punto non chiarito nello
script. Difettucci non da poco, ma nel bilancio finale il saldo è in attivo.
Che Carpenter fosse un appassionato di Argento, Bava, Fulci, lo
si sapeva ma fa un certo effetto ritrovare un plot che ricalca in tutto e per
tutto il giallo all’italiana per una grande major come la Columbia Pictures. Tra
i Quaranta e i Settanta la grande forza del cinema italiano è stata proprio
quella di imporre generi, segno di vitalità
creativa e di intraprendenza economica da quarant’anni latitanti, tanto che il nostro cinema nazionale, nel
mondo globalizzato, praticamente non esiste più. Il merito a Carpenter di aver proposto
questa citazione / calco negli USA e che di fatto rappresenta il suo vero
esordio nel grande business cinematografico.
Poi c’è il mondo della fotografia e della moda. Anche in questo
caso bisogna tornare al cinema italiano, all’Antonioni londinese ma riveduto attraverso
l’obiettivo di Helmut Newton secondo un’estetica molto glamour. Paradigmatica in
tal senso la sequenza del primo set fotografico con le veneri in pelliccia che si accapigliano tra
auto in fiamme in piena NYC
Ed è proprio New York l’elemento
più affascinante del film. Una New York insolita, umida e avvolta in un’aria
trasparente, spazzata dal vento. Ma soprattutto sporca, con liquami e spazzatura
per le strade, con visuali desuete per fashion locations come depositi portuali,
fatiscenti strutture lungo l’Hudson, anonimi vicoli di avenues secondarie.
Pieno Saturday night fever la colonna sonora, con la mitica
Shake della K.C. and the Sunshine Band e altre hit disco. Buono il cast: due
star e numerosi caratteristi nei ruoli giusti. Belle, infine, le scenografie. In
particolare l’appartamento della Dunaway, con opere informali alle pareti
(forse si tratta di Franz Kline, ma potrei sbagliarmi).
me lo ricordo come un film mediocre,comlessivamente...in compenso ho amato carpenter,diciamo fino a una decina di anni fa..film come LA COSA son vei capolavori...
RispondiEliminail film è quello che è. l'ho rivisto e ho cercato di salvare il salvabile. però la visione è stata piacevole. ultimamente vedo solo schifezze! per quanto riguarda carpenter, a me non piace molto. a presto
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