CAROL REED - 1949
“Don't be so gloomy. After all it's not that awful. Like the fella says,
in Italy for 30 years under the Borgias they had warfare, terror, murder, and
bloodshed, but they produced Michelangelo, Leonardo da Vinci, and the
Renaissance. In Switzerland they had brotherly love - they had 500 years of
democracy and peace, and what did that produce? The cuckoo
clock. So long Holly.”
Vienna, all’indomani della Seconda
Guerra Mondiale. La città è divisa tra gli americani e i loro alleati e i
sovietici. Siamo all’inizio della Guerra Fredda. Una cortina di ferro sta
calando sull’Europa..
Protagonista di questo noir sui generis
è l’insignificante Holly Martin, scrittore fallito, senza un soldo, senza donne
e senza amici. O meglio, un amico, l’unico, ci sarebbe: Harry Lime, che lo ha
richiamato a Vienna con la promessa di un impiego. Ma appena arrivato nella
umida e fredda città ex-felix, trova una brutta sorpresa, la prima di una serie
che non produrrà cambiamenti nel personaggio che, al contrario, alla fine del
film rimarrà ancora più solo.
Il terzo uomo è un film di culto per diversi motivi:
sceneggiato da Graham Greene, allora scrittore in ascesa; ambientato in una
decadente/decaduta mitteleuropa; interpretato oltre che dal perdente Joseph
Cotten e dalla risoluta Alida Valli, dal luciferino Orson Welles; fotografato
magistralmente da Robert Krasker al quale andrà l’oscar per la migliore
fotografia.
L’opera vive dell’assenza del suo
personaggio sulla scena. Tutto ruota attorno ad Harry Lime che appare dal buio
tagliato da una lama di luce solo nella parte finale del film. La personalità
di Welles si impone così come la sua presenza fisica, spesso inquadrata
obliquamente dal basso verso l’alto in forte contrasto chiaro/scuro.
È di Welles la battuta memorabile degli
orologi a cucù, scritta dall’attore su un tovagliolo e portata sul set
all’insaputa di tutti.
grandissimo film..appena rivisto...
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