cinema

domenica 22 dicembre 2013

ORSON WELLES

IL TERZO UOMO
CAROL REED - 1949




“Don't be so gloomy. After all it's not that awful. Like the fella says, in Italy for 30 years under the Borgias they had warfare, terror, murder, and bloodshed, but they produced Michelangelo, Leonardo da Vinci, and the Renaissance. In Switzerland they had brotherly love - they had 500 years of democracy and peace, and what did that produce? The cuckoo clock. So long Holly.”

Vienna, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. La città è divisa tra gli americani e i loro alleati e i sovietici. Siamo all’inizio della Guerra Fredda. Una cortina di ferro sta calando sull’Europa..

Protagonista di questo noir sui generis è l’insignificante Holly Martin, scrittore fallito, senza un soldo, senza donne e senza amici. O meglio, un amico, l’unico, ci sarebbe: Harry Lime, che lo ha richiamato a Vienna con la promessa di un impiego. Ma appena arrivato nella umida e fredda città ex-felix, trova una brutta sorpresa, la prima di una serie che non produrrà cambiamenti nel personaggio che, al contrario, alla fine del film rimarrà ancora più solo.

Il terzo uomo è un film di culto per diversi motivi: sceneggiato da Graham Greene, allora scrittore in ascesa; ambientato in una decadente/decaduta mitteleuropa; interpretato oltre che dal perdente Joseph Cotten e dalla risoluta Alida Valli, dal luciferino Orson Welles; fotografato magistralmente da Robert Krasker al quale andrà l’oscar per la migliore fotografia.

L’opera vive dell’assenza del suo personaggio sulla scena. Tutto ruota attorno ad Harry Lime che appare dal buio tagliato da una lama di luce solo nella parte finale del film. La personalità di Welles si impone così come la sua presenza fisica, spesso inquadrata obliquamente dal basso verso l’alto in forte contrasto chiaro/scuro.


È di Welles la battuta memorabile degli orologi a cucù, scritta dall’attore su un tovagliolo e portata sul set all’insaputa di tutti. 







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