CRACOVIA, CASTELLO REALE DEL WAWEL
Grandi
progetti per il duca Alfonso I d’Este. Figura paradigmatica del Rinascimento
cortese italiano, Alfonso amava le arti, commissionava opere ai migliori
artisti del suo tempo ed egli stesso si dilettava con tavolozza e pennelli.
Come si confaceva ad ogni principe ideale il duca era anche un valente uomo
d’armi ed aveva dato un efficace impulso all’artiglieria quale punto di forza
delle milizie estensi, milizie che erano temute finanche dai maggiori potenti
come Venezia e Francia. E proprio un grosso proiettile sferico con tre fiamme,
la così detta granata estense, era l’emblema di Alfonso.
Nel 1513 il
Duca dà il via ai lavori per la realizzazione di un giardino delle delizie in
un’isoletta sul Po a due passi dalla città. La bella gente ferrarese e gli
ospiti forestieri potevano dilettarsi tra quinte di verzura, animali in
libertà, padiglioni affrescati ed edifici ornati di arazzi, tele, sculture.
Nelle calde serate estive, tra le brezze e le fronde degli alberi, spettacoli
teatrali, musiche, giochi galanti di società appagavano la voglia di svago
dell’élite cittadina e tra di essa Alfonso primeggiava ammirato e riverito.
Tra gli
artisti coinvolti nel progetto del Belvedere sull’isola di Boschetto spicca il
grandissimo Dosso Dossi. È suo il quadro più sorprendente legato alla ‘fabricha
del boscheto’. Dosso, assistito da uno dei molti umanisti di corte, trova il
tema confacente all’intento programmatico di Alfonso in un dialogo latino di
Leon Battista Alberti. Ed ecco sulla tela Giove-Alfonso, con le gambe
accavallate, deposto il fulmine sulle nuvole, tranquillamente impegnato a
dipingere farfalle. Alle sue spalle Mercurio, con l’indice al naso, fa
l’eloquente gesto di non disturbare, rivolgendosi alla Virtù che vorrebbe
conferire con il sommo Dio.
Con questa
tela incredibile Alfonso, nei panni di Giove, lancia un chiaro messaggio.
Quando il Duca si diverte in futilità, in questo caso dipingere farfalle, anche
la Virtù può aspettare. È l’elogio dell’ozio, tradotto impeccabilmente nella
tela del Dosso.
Dosso Dossi, Alfonso I d'Este - 1530 ca. |
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